Storia di un restauro: un antico organo torna a casa

Impegno / Si ringraziano la Cei, la Fondazione Carisbo, la Regione Emilia-Romagna, la Fondazione Del Monte, Emilbanca, Confabitare e Illumia

Le fasi del recupero da parte della ditta che ripoeterà l'organo nella sua antica casa

Le fasi del recupero da parte della ditta che ripoeterà l'organo nella sua antica casa

Era l’anno 2009, quindi già tanto tempo fa, quando l’associazione culturale Amici dell’antica Pieve è venuta a conoscenza che all’interno della antica Pieve di san Pietro di Roffeno, chiesa del 1155, erano conservati i resti di un antico organo. Secondo quanto raccontato e tramandato da alcuni abitanti del luogo lo strumento – originariamente collocato in cantoria sopra la porta principale della chiesa – fu smontato durante l’ultima guerra mondiale, allorché le truppe tedesche si insediarono nei locali della pieve. Dopo la ritirata, le componenti furono ritrovate, disperse nei campi, e raccolte dagli abitanti. Lo strumento si trovava quindi smontato e accantonato alla rinfusa sulla cantoria che un tempo lo alloggiava e nel sottotetto della chiesa, mentre le canne – purtroppo tutte schiacciate e contorte – erano deposte all’interno di una vecchia cassapanca. È completamente scomparsa la cassa in cui erano alloggiate le parti meccaniche e foniche dello strumento, ad eccezione di qualche pezzo. Spinti come sempre dall’amore per questa Pieve, l’Associazione, nata proprio per salvaguardare e valorizzare questa antica Pieve, ha subito pensato a un restauro dell’organo per ridarlo alla chiesa, ai suoi fedeli, ma anche per portare avanti quel percorso di valorizzazione culturale di questo luogo che l’ associazione ha fra i propri obiettivi. Il restauro, come all’epoca riferito dagli esperti addetti ai lavori, si proponeva di restituire lo strumento alla fisionomia originaria. Tutte le parti originali venivano conservate, mentre le parti mancanti sarebbero state ricostruite in copia, possibilmente , prendendo a modello analoghi strumenti coevi dello stesso autore e scuola. La lavorazione e le integrazioni sarebbero state condotte secondo criteri filologici nel rispetto dei materiali e delle tecniche originali, come stabilito nella Carta del Restauro promossa dall’Associazione Italiana Organari. A tale scopo i restauratori si potevano avvalere del parere degli esperti indicati dalle preposte autorità. Inoltre lo strumento, anche se di contenute dimensioni, è ben rapportato alla volumetria del tempio e comprende una gamma abbastanza ampia di registri, che gli permettono di sostenere in modo più che onorevole, oltre che l’accompagnamento delle celebrazioni liturgiche, anche attività concertistica. Avendo anche queste garanzie di buona riuscita del lavoro si è iniziato l’iter previsto per il restauro: la raccolta di vari preventivi richiesti a ditte specializzate e autorizzate dalla Soprintendenza, a seguire la necessaria autorizzazione della Soprintendenza per i Beni storici e artistici. In tutti questi anni intanto è andata avanti anche l’opera di sensibilizzazione che l’Associazione ha intrapreso verso le istituzioni e le varie autorità competenti per porre maggiore attenzione proprio su questi piccoli tesori del nostro territorio che possono diventare una grande risorsa anche economica e non solo culturale. Creare rete e operare in sinergia con le altre associazioni e con i vari comuni può sicuramente essere uno strumento per incentivare il turismo, avere sempre un nuovo pubblico per gi eventi realizzati nei nostri borghi e nelle nostre chiese, che diventano così un vero motore di vitalità per la montagna. Il restauro dell’organo è stato infatti considerato un punto di partenza importante per portare avanti una serie di progetti come concerti di musica per organo e rassegne musicali a vantaggio della visibilità e della promozione di tutto il territorio. Con tutte queste premesse possiamo affermare che un restauro di grande impegno sia tecnico che economico, per un valore complessivo di 62.000,00 euro è diventato possibile grazie all’impegno e ai contributi dei soggetti che ne hanno condiviso il progetto e le finalità. Hanno contribuito la Cei, la Fondazione Carisbo, la Regione Emilia Romagna, la Fondazione Del Monte e la società Illumia. Questo l’impegno economico motivato sia dal valore storico e artistico dello strumento, sia dal grande beneficio culturale per il territorio che lo potrà vedere protagonista di importanti rassegne musicali dedicate agli organi antichi. L’Associazione Amici della Pieve che ha portato avanti questo progetto, ha fin dall’inizio voluto e creduto nel restauro di questo antico organo quando era ancora distrutto nelle casse di legno conservate sotto al tetto della chiesa. Ha lavorato in questi anni per cercare i fondi necessari a riportarlo al suo antico splendore, convinti dell’importanza di ridarlo alla chiesa e al territorio, non solo come oggetto restaurato, ma come protagonista di future iniziative che daranno valore e visibilità alla nostra montagna. I contributi che sono arrivati, la condivisione del progetto da parte di banche e istituzioni, il supporto avuto anche dai numerosi amici della Associazione, fra cui Confabitare, con cui si collabora da sempre, dimostrano la validità e la forza di questo progetto, che è riuscito a unire le forze di tutti coloro che in questo restauro hanno creduto. Vivacizzare, salvaguardare e far conoscere questo antico borgo e la sua Pieve e il suo organo e portare sempre nuovi visitatori per dare loro la possibilità di scoprire uno degli angoli più belli del nostro Appennino è uno dei nostri scopi, così come creare uno scambio attivo di iniziative con altre Associazioni sensibili alle problematiche del territorio, e alla sua storia, per creare delle sinergie volte a dare sempre nuovo impulso alla promozione della conoscenza della nostra montagna, perché non venga né abbandonata e neanche dimenticata, bensì riscoperta Al momento il restauro dell’organo è terminato, e si aspetta solo che venga trasportato alla Pieve dalla ditta che ne ha eseguito il restauro nel proprio laboratorio. Un grande concerto di inaugurazione si terrà domenica 27 luglio alle ore 18.00 all’interno della rassegna musicale "Voci e organi dell’Appennino 2025". Un concerto per tromba e organo che vedrà suonare l’Ensemble di trombe barocche del Conservatorio "G.Frescobaldi" di Ferrara insieme ai Maestri Wladimir Matesic (organo) con Musiche di M.A. Charpentier, G.F.Haendel, F.Benoist, e Francesco Zagnoni (organo) con Musiche di J. Pachelbel e J.S. Bach. Associazione Amici Antica Pieve Il Presidente Giovanna Borgia