Pierluigi Stefanini (Asvis) "Oggi su questi temi ci sono più conoscenza e maggiore attenzione"

Il presidente dell’Alleanza: "Lo sviluppo sostenibile è molto sentito. Non solo dai giovani, ma anche dal mondo produttivo dalla finanza. Il Pnrr deve essere collegato agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030". .

Pierluigi Stefanini (Asvis)  "Oggi su questi temi  ci sono più conoscenza  e maggiore attenzione"

Pierluigi Stefanini (Asvis) "Oggi su questi temi ci sono più conoscenza e maggiore attenzione"

di Andrea Zanchi

Una sensibilità e un’attenzione cresciute negli anni, molti risultati raggiunti e diversi altri ancora da portare a casa. Con il dovere, dunque, di accelerare il più possibile, perché il 2030 è più vicino di quanto sembri. Pierluigi Stefanini, presidente dell’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) traccia un bilancio positivo dei primi sette anni dell’attività dell’Alleanza, consapevole però che c’è ancora strada da fare per rispettare i traguardi che sono stati fissati dall’Agenda Onu adottata anche dall’Italia.

‘Sviluppo sostenibile’ può essere un concetto non sempre facile da comprendere per chi non è del settore, o non è impegnato in prima persona nell’applicarlo nella vita reale. Anche per questo, nel febbraio di otto anni fa, è nata Asvis: il lavoro dell’Alleanza è servito ad affermare una nuova sensibilità su questo tema?

"Sì, sotto tanti punti di vista il processo di maturazione, consapevolezza e coerenza delle politiche dello sviluppo sostenibile si è affermato con successo in questi ultimi anni. E a dimostrarlo sono soprattutto tre elementi".

Quali?

"Il primo risale a un anno fa, quando nel febbraio 2022 il Parlamento ha modificato l’articolo 9 della Costituzione inserendo la tutela degli ecosistemi e della sostenibilità nell’interesse delle future generazioni. Questo risultato è stato frutto di un grande lavoro di proposta da parte dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile e di un dialogo molto importante tra società civile e istituzioni. L’altro elemento è rappresentato da una maggiore sensibilità da parte del mondo imprenditoriale e della finanza, che in questi ultimi anni hanno definito strategie mirate e investimenti ad hoc sulla sostenibilità".

E da parte dell’opinione pubblica c’è interesse o è ancora una platea difficile da conquistare?

"No, la sensibilità per costruire un equilibrio tra lo sviluppo e la salvaguardia del pianeta è cresciuta anche per quanto riguarda la società civile, soprattutto tra i giovani, come ha certificato una indagine di Ipsos dell’ottobre 2022. E questa è una cosa estremamente positiva".

Per lo sviluppo sostenibile l’Italia ha a disposizione un’arma incredibile come il Pnrr: in che modo può essere usato per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030?

"Sul Pnrr serve un salto di qualità, non solo da parte del governo e delle singole istituzioni, in primis gli enti locali, ma da parte di tutta la collettività".

E in che modo si può realizzare?

"Il piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere collegato e coerente con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Ci sono tantissimi obiettivi di sviluppo sostenibile che possono essere raggiunti grazie al Pnrr".

Ad esempio?

"Per esempio l’Agenda Onu prevede che in Italia si arrivi a un livello di persone occupate del 78%,mentre oggi in Italia siamo al 62. Creare nuova occupazione, destinata soprattutto ai giovani e alle donne, è una sfida importante in cui le istituzioni giocano un ruolo decisivo. Un altro esempio: il 2023 è stato dichiarato dall’Unione Europea come l’anno delle competenze, con l’obiettivo di promuovere la formazione permanente e l’aggiornamento continuo a livello di aziende e anche di privati cittadini, per fare in modo che ogni cittadino europeo possa ottenere le competenze giuste per posti di lavoro di qualità, legati a transizione verde e digitale. Bene, su questo tema oggi, come Italia, siamo ad appena un terzo agli obiettivi fissati dall’Agenda Onu 2030. Infine, sempre l’Unione Europea ha approvato l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità per una platea di circa 5.000 aziende, che sono tenute a indicare in un documento apposito le azioni che permetteranno di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030, come saranno coinvolti i dipendenti, in che modo queste pratiche saranno realizzate, e in che tempi"

Bologna si è portata avanti su molti fronti per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030: che giudizio dà sull’operato delle Due Torri nel loro complesso?

"Bologna ha performance migliori del resto del Paese sotto diversi punti di vista, penso al numero degli occupati, alle politiche per la parità di genere e contro le discriminazioni e ai numerosi investimenti eseguiti negli ultimi anni per promuovere la mobilità sostenibile. Però ci sono anche alcune ombre che non vanno sottovalutate".

Di che cosa si tratta?

"Nel territorio della città metropolitana, e più in generale in quello della regione, dobbiamo avere più attenzione verso il consumo di suolo, dobbiamo decidere una volta per tutte che strada prendere, puntando sulla rigenerazione e la riqualificazione. Poi serve una maggiore cura del territorio: non voglio certo fare alcuna strumentalizzazione delle recenti alluvioni, ma serve più cura verso la biodiversità del territorio e verso le sue componenti. Anche in agricoltura, dove bisogna dare ulteriore spazio alla produzione biologica e ridurre le componenti chimiche. E infine va assolutamente diminuito l’inquinamento atmosferico: dobbiamo invertire la rotta il prima possibile, e questo discorso vale per tutto il Nord Italia, perché tra le altre cose rischiamo anche sanzioni e provvedimenti da parte della Ue".