Verona, nuovo trapianto a cuore fermo, ma espiantati anche altri organi

Applicato lo stesso protocollo usato per la prima volta un mese fa a Padova: nell’azienda ospedaliera universitaria scaligera, però, ad essere prelevati dal donatore dopo il decesso e ad essere impiantati in 5 persone diverse sono stati, oltre al cuore, anche polmoni, reni, fegato

Un intervento chirurgico

Un intervento chirurgico

Verona, 24 giugno 2023 - Un nuovo trapianto cardiaco a cuore fermo - con donatore deceduto da oltre 20 minuti - è stato eseguito nell'azienda ospedaliera universitaria di Verona. La novità, rispetto al primo intervento con questa modalità effettuato a Padova a metà maggio, sta nel fatto che i chirurghi hanno potuto prelevare dal donatore ormai deceduto anche tutti gli organi toracici e addominali (cuore, polmoni, reni, fegato), reimpiantati poi con successo in 5 pazienti in attesa di trapianto.

Il protocollo applicato dall'equipe veronese è lo stesso messo a punto da Gino Gerosa, cardiochirurgo dell'Università di Padova.

Anche nel caso di Verona, il cuore del donatore aveva smesso di battere da 40 minuti: è il tempo comprendente la fase 'pre-agonica' , di 20-25 minuti, e quella di osservazione, per legge, 20 minuti, della cessazione dell'attività cerebrale.

Quarto intervento in un mese

Dalla 'prima' di Padova, sono stati effettuati finora negli ospedali italiani 4 interventi di trapianto a cuore fermo, 2 a Padova, uno a Verona ed un altro a Torino.

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I particolari dell'intervento saranno resi noti lunedì, 26 giugno, nel corso di una conferenza stampa alla quale parteciperanno il rettore di Verona Pier Francesco Nocini, Marco Callisto Bravi, direttore dell'Azienda ospedaliera integrata di Verona, Giovanni Battista Luciani, direttore della sezione di Cardiochirurgia dell'Università di Verona, e Giuseppe Feltrin, responsabile del Centro regionale trapianti.

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