MATTIA SANSAVINI
Cronaca

Ferrara, caccia a Igor, sale la rabbia dei residenti della zona rossa

Tra Argenta e Molinella, la stanchezza di una popolazione in bilico

La caccia al killer (foto archivio Businesspress)

La caccia al killer (foto archivio Businesspress)

Argenta (Ferrara), 21 maggio 2017 - «Se il killer è ancora in zona, il colpo d’occhio è preoccupante». Parola di un trasportatore di latticini. Ieri mattina sulla strada Argenta Molinella c’erano due pattuglie, quattro militari in tutto. Armati, con giubbetto antiproiettile e attenti a tutto. Se non è ancora in zona, quelle due pattuglie, al traffico del sabato mattina, hanno dato l’impressione di uno Stato che, piste permettendo, non vuole dare l’impressione di una smobilitazione improvvisa, dopo 50 giorni di mobilitazione totale. Da stato di guerra: 50 giorni alla caccia di Norbert Feher. Ma più passano i giorni più crescono gli interrogativi. E la linea di confine tra aderenza alla paura popolare e senso delle cose è sottile. Quindi valicabile.

Il giornale chiede di fare un salto in zona, a poco meno di due mesi dal duplice omicidio: quello del barista di Budrio Davide Fabbri (1 aprile), poi quello della guardia volontaria Valerio Verri – in località La Trava, Portomaggiore – il giorno 8 dello stesso mese. Da 50 giorni fa – 1.200 ore di cuore in gola, 72mila minuti di paura – d’acqua sotto i ponti ne è passata. E la prima sensazione, nel più classico dei bar di San Biagio, è «basta». E quel «basta» racchiude tutto, in particolare la frustrazione di una fetta di provincia italiana non avvezza né a questo genere di delitti – primo segno di una provincia che cambia e si barrica – né a questo genere di operazioni e attenzioni mediatiche. Nei bar di Argenta e Molinella le persone parlano, ma dicono cose «gravi». Cose che, appena si apre il taccuino, fanno scattare il «né nome né cognome». Anche se le prime parole sono tutte per i militari. «Lasciamoli lavorare. Marciano sotto il sole, rischiano una pallottola nella schiena».

Ma lo Stato, nei bar e davanti alle edicole, non è solo le divise chiamate sul campo per bloccare il killer in parte uomo e in parte, vista l’attesa, anche idea di uomo. «Sono arrivati i vertici, è arrivato il ministro – così a Bando di Argenta – ma nulla». Quel «nulla» non è una colpa ma un senso di sfiducia. «Questo Norbert avrebbe dovuto lasciare il paese. È rimasto qui e ha seminato il territorio di rapine, fino al duplice omicidio di Budrio e Portomaggiore». Nei bar non è bene parlare di fogli di via e di decreti di espulsione. Sanno di farsa e di tragedia. Fanno arrabbiare e la rabbia sfugge alle geometrie della comunicazione politica. E il mix è questo: «Sapete i criminali cosa ci fanno con questi fogli?». Questo è il territorio, ragazzi. E se ci vuoi avere a che fare devi accettare il corpo a corpo con le «cose brutte». E di cose – in 4 milioni e 320mila secondi – ne sono state dette tante. Piste, miti, educazioni siberiane declinate su un personaggio che nelle carceri italiane si può presentare con un nome falso. Forse è per questo che il «basta» è un omaggio agli uomini in divisa e un grido di rabbia verso «un mondo che va di traverso».