Macerata, l'amico di Luca Traini: "Era un buono, l'ho visto piangere"

Il 29enne, autore del raid anti immigrati, è accusato di strage. Lo stupore di chi lo conosceva: "Si preoccupava spesso per la madre"

Spari a Macerata, Luca Traini esce dalla caserma (foto Ansa)

Spari a Macerata, Luca Traini esce dalla caserma (foto Ansa)

Macerata, 5 febbraio 2018 - Luca Traini, autore del raid anti immigrati di sabato mattina (VIDEO), aveva problemi economici e familiari. Finiti gli studi all’istituto geometri di Macerata, aveva svolto lavori saltuari, come il buttafuori e il vigilante; durante la costruzione del villaggio container in via Colombo a Tolentino, prima che arrivassero gli sfollati, faceva i turni di notte come guardia per impedire che venissero rubati i materiali. Gli piaceva socializzare, soprattutto in palestra, e cercava di avvicinarsi alle persone. Gli capitava anche di dire "guarda io sono matto eh", ma tutti lo prendevano come uno scherzo.

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Non riusciva ad avere amici; uno dei pochissimi che gli sono rimasti vicini nel tempo è il maceratese Gianni Seri. «Ci siamo conosciuti in palestra quando lui aveva 16-17 anni – racconta –. Era dimagrito e stava iniziando a costruire il fisico. Noi, in modo bonario, lo chiamavamo ‘dinosauro’ perché mangiava tanto. Era fidanzato con una ragazza di Pollenza, che qualche volta lo veniva a prendere in macchina. Tra loro era finita ed era rimasto male. È stato sempre buono, calmo. Solo con chi conosceva bene si prendeva la libertà di abbracciarlo forte. L’ho visto piangere più volte, soprattutto per la madre. Il padre non si è mai preoccupato delle condizioni in cui versava la famiglia, secondo quanto mi raccontava Luca. Con il fratello Mirko non andava d’accordo. Era andato a vivere dalla nonna a Tolentino, lasciando la zona Corneto, proprio perché non riusciva a mantenersi. Ma aveva voglia di lavorare».

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L’ultima volta che Seri ha visto Traini risale alla scorsa estate. «Siamo andati insieme in palestra per parecchio tempo – continua – e lui scherzava anche con i ragazzi e gli istruttori di colore, non si era ancora fissato. Negli ultimi anni però era diventato razzista perché si diceva infastidito dal fatto che gli autori di colore, di furti o tentativi di stupro, rimanessero sempre impuniti. Le percepiva come ingiustizie. E penso che l’altra mattina, anche se io mai avrei immaginato avesse fatto un gesto simile, per lui sia stato come uno sfogo, un monito, un avvertimento. Secondo me Luca non voleva uccidere, altrimenti avrebbe sparato in modo diverso, voleva vendicarsi di quanto avvenuto alla 18enne, fatta a pezzi. È stato quello il fattore scatenante. Non era un gesto premeditato».

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Traini frequentava anche il circolo dei Cappuccini a Macerata, dove in passato aveva giocato a calcetto. «Siamo stupiti dal gesto folle che ha compiuto – dice il barista Giuseppe Circelli –. Lo conoscevo poco perché sono qui da ottobre, ma per quello che sapevo era una persona tranquilla. Tutti dicono che era un bravo ragazzo. Ogni tanto passava qui al circolo. L’ho incontrato in giro anche venerdì (il giorno prima del folle gesto, ndr): parlava, scherzava, era tranquillo. Gli ho detto di venirci a trovare al circolo e lui ha risposto che sarebbe passato. Poi è successo quello che è successo: non me l’aspettavo».

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