Chiara Ferragni come madonna del Salvi. "Cattivo gusto e religione offesa"

L’influencer e la nuova ribalta dell’artista sassoferratese del Seicento dividono l’opinione pubblica

La Madonna del Salvi col viso di Chiara Ferragni

La Madonna del Salvi col viso di Chiara Ferragni

Ancona, 6 ottobre 2020 - Trent’anni dopo la mostra monografica del 1990, a Sassoferrato torna alla ribalta mediatica la "Madonna con il bambino che le porge un frutto", realizzata attorno al 1660 da Giovan Battista Salvi, un dipinto a olio su tela di 49 centimetri di larghezza e 65 di altezza. A far parlare del quadro è la nota influencer Chiara Ferragni, la cui intervista sul periodico Vanity Fair è stata corredata dalla rielaborazione grafica dell’opera nella quale compare il volto della webstar all’interno dell’immagine sacra, generando l’ira del Codacons con un esposto in Procura per blasfemia.

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Comunque, non il primo flirt tra l’influencer della rete e l’arte, visto che poche settimane prima la Ferragni era stata protagonista di una campagna social degli Uffizi, con l’accostamento tra l’imprenditrice digitale e la Venere del Botticelli. Ci sono, appunto, voluti tre decenni completi perché il dipinto tornasse al centro del dibattito in questo caso non solo culturale, dopo che appunto nel 1990 l’opera è stata una delle principali attrattive della mostra monografica sul Salvi realizzata a Sassoferrato nella chiesa San Francesco.

Allora ad inaugurare l’esposizione fu il sindaco dell’epoca Luigi Rinaldi insieme all’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in quella circostanza ministro dei Beni culturali.

A visionare gli 85 dipinti del Salvi provenienti da tutta Italia e non solo ci furono anche, tra gli altri, Federico Zeri e Vittorio Sgarbi impegnati a vivisezionare quadri in gran parte dedicati proprio alle raffigurazioni mariane. L’opera si rivelò una delle più attenzionate, prima di lasciare nuovamente Sassoferrato e posizionarsi in via definitiva a Roma dov’è visibile tuttora nella galleria artistica dell’Accademia di San Luca.

Chissà che questo rigurgito di notorietà non convinca gli organizzatori dei vari eventi dedicati al Salvi a riportare in futuro, almeno temporaneamente, l’opera nella località dell’autore che in moltissimi conoscono con l’appellativo de ‘Il Sassoferrato’.

 "Il Salvi per noi sassoferratesi è qualcosa in più di un semplice artista", sottolinea con una punta di orgoglio Antonio Maria Luzi, che dal Duemila ha iniziato a seguire la kermesse intitolata al pittore durante la quale ogni anno vengono premiati gli artisti emergenti del territorio. Dal 2010 al 2017 è stato anche coordinatore della stessa rassegna ed è dal suo osservatorio privilegiato che fa trasparire malumore per lo stravolgimento dell’opera.

"Mi pare un’azione di cattivo gusto: un’offesa più alla religione che al nostro autore. Siamo di fronte ad un’iniziativa finalizzata a farsi pubblicità che rappresenta perfettamente la società del nostro tempo in cui sembra tutto sia lecito per mettersi in evidenza".

Un intreccio tra il pianeta dei ‘like’ e quello della cultura e della devozione religiosa che fatica a trovare sintonia ancor di più dopo aver letto il titolo e il claim dell’intervista: "Madre, figlio e spirito social". a.d.m.

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