
A destra, Paolo Maria Spina con il grande regista russo Aleksandr Sokurov, considerato l’erede di Andrej Tarkovskij
Ancora una volta Ancona lega il proprio nome a un film di livello internazionale, destinato a far parlare molto di sè. E’ "Il taccuino del regista" (‘Director’s Diary’) del russo Aleksandr Sokurov, uno dei più grandi registi viventi, autentico Maestro che ha firmato capolavori come ‘Faust’, ‘Moloch’ e ‘Il sole’. Ieri il film è stato presentato da Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, alla quale "Il taccuino del regista" parteciperà nella selezione ufficiale come ‘Evento speciale’.
Tra i primi a gioire della notizia c’è l’anconetano Paolo Maria Spina, che ha coprodotto la pellicola con la sua società Revolver, e che in passato ha collaborato con registi come Krzysztof Zanussi, Wim Wenders, Shin’ya Tsukamoto, Raúl Ruiz, Michael Winterbottom e Claude Lelouch. Sokurov però è forse qualcosa di speciale, se non altro per via del suo legame con Andrej Tarkovskij (amatissimo da Spina), l’immenso regista di cui, secondo alcuni, Sokurov è il ‘naturale’ erede.
Spina, come è nata questa prestigiosa collaborazione?
"Da un lungo e piacevole incontro a Cinecittà, nel giugno del 2024. E’ passato poco più di un anno, e adesso eccoci qua, tutti insieme a Venezia con il nostro primo film insieme".
Tra voi non c’è solo un rapporto di lavoro, vero?
"E’ nata un’amicizia personale, non solo un sodalizio professionale, che oltre a ‘Director’s Diary’ porterà alla realizzazione di altri futuri progetti tra Italia e Russia con il Maestro, e, come sempre, anche con l’altro produttore e amico Giuseppe Lepore. Voglio ricordare che, senza la fondamentale presentazione della veterana programmatrice di festival e personale consulente di Sokurov, Madame Aliona Shumakova, questa collaborazione non sarebbe mai potuta nascere. Lei, con la sua esperienza, ha anche supervisionato insieme al team di produttori buona parte della post produzione italiana, che ha impegnato personale italiano specializzato ad Ancona per quasi sette mesi di lavoro".
Quindi il film è ancora più ‘anconetano’ di quanto si pensi?
"Sì. Buona parte della post produzione del film, che è lungo cinque ore, è stata fatta ad Ancona, da anconetani. Come Juri Cerusico, grandissimo professionista, che si è occupato del VFX Compositing, oltre ad aver supervisionato le traduzioni e il posizionamento dei sottotitoli nei vari frames, un lavoro molto complicato. Come Andrea Marinelli, che ha realizzato i supporti tecnici per la distribuzione internazionale, e come Raffaele Petrucci, che ha supervisionato l’audio. Continua così il nostro impegno nel cercare di coinvolgere Ancona in coproduzioni internazionali".
Raimondo Montesi