
L’avvocato Corrado Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori
Senigallia (Ancona), 23 luglio 2025 – “A scuola in due gite non lo hanno voluto perché oltre all’educatore e all’insegnante di sostegno ci sarebbe dovuto essere anche un familiare. Io avevo l’influenza così lui non lo hanno fatto andare. Gli abbiamo detto una bugia, che era sciopero, per non ferirlo. Nella gita con la parrocchia mio figlio invece ha preso l’autobus da solo, è andato tutto bene. Due pesi e due misure insomma. Vorremmo solo che la sua disabilità non fosse una barriera più di quello che non è. Il nostro è un caso unico in Italia”. Così il papà di Dario, nome di fantasia che utilizziamo per tutelare un 14enne di Senigallia affetto dalla sindrome di Down, racconta quello che suo figlio, studente di terza media, ha vissuto nell’anno scolastico appena concluso. Un padre che spiega come “il diritto all’inclusione a scuola, di stare insieme ai propri compagni nelle aule e partecipare alle gite scolastiche per eliminare le barriere relazionali che si frappongono giornalmente, a mio figlio non viene garantito e non viene garantito proprio nel luogo che per primo dovrebbe farlo”.
Per la sua disabilità la legge riconosce a Dario il diritto all’inclusione che la sua scuola sembra non aver rispettato. Per questo i suoi genitori si sono rivolti all’Unione Nazionale Consumatori che, attraverso l’avvocato Corrado Canafoglia, il 10 luglio scorso ha scritto alla dirigente dell’ufficio scolastico delle Marche, Donatella D’Amico, e alla dirigente scolastica della scuola media frequentata dal 14enne. Vorrebbero far permanere lo studente in terza media anche per l’anno scolastico che verrà, come consigliato dagli esperti interessati al caso. “Rafforzerebbe il suo benessere – osserva il padre – nessuna risposta però ci è ancora pervenuta”. Dario nell’anno scolastico concluso non è stato solo escluso da due gite, una a dicembre e l’altra a marzo, entrambe pagate dai familiari, “è venuta meno l’integrazione con i compagni di classe – dice il padre – ha frequentato solo 6 ore settimanali con loro invece delle 37 previste determinando difficoltà nel gestire le relazioni interpersonali”.
Stando ai familiari il ragazzo avrebbe trascorso la maggior parte del suo tempo con un insegnante di sostegno fuori dell’aula e a fronte di ciò si è sentito escluso. Alla disabilità si è unito un forte stress emotivo che l’ha portato a non partecipare all’esame di licenza media. La scuola però lo vorrebbe già fuori perché ha fatto avere al 14enne un attestato che lo fa passare alle superiori. “Nostro figlio gioca a basking da 5 anni, il basket inclusivo – continua il padre – fa equitazione, è bravo in tutte le materie, fa amicizie, è socievole. Di fronte al silenzio che dovesse perpetrarsi nel tempo non resta che la via giudiziale”.