VALERIO CUCCARONI
Cronaca

I pellegrini di pace: "Aspettiamo il via libera per marciare verso Gaza. La nostra lotta continua"

Il fronte marchigiano arrivato al Cairo cresce e attende l’autorizzazione "Le famiglie a casa sanno che può essere pericoloso ma ci supportano".

I tre «anconetani» al Cairo: David. Monticelli, Silvia Severini e Roberto Solazzi

I tre «anconetani» al Cairo: David. Monticelli, Silvia Severini e Roberto Solazzi

Bloccati al Cairo, in attesa che l’Egitto conceda l’autorizzazione a marciare fino in Palestina, gli attivisti marchigiani della Marcia Globale per Gaza hanno passato la giornata di ieri tra riunioni e relax. Ieri mattina, ci racconta Silvia Severini di Ancona, "ci siamo visti prima tra noi, per continuare il lavoro che abbiamo iniziato, dato che per il momento la marcia non è stata autorizzata, ma vogliamo comunque mettere a frutto quello che abbiamo fatto finora. Abbiamo poi assistito all’incontro, ovviamente online, tra la capo-delegazione Antonietta Chiodo e i responsabili regionali, sempre con lo stesso obiettivo: proseguire con la lotta. Sono state fatte molte proposte". Per consentire alla diplomazia di realizzarle, tuttavia, non possiamo ancora rivelarne il contenuto. Visto che la sera ci sarebbe stata un’altra riunione, tra le varie delegazioni, prosegue Severini, "ci siamo presi del tempo libero, anche perché siamo veramente stanchi. Lavoriamo tutto il giorno su come proseguire, anche quando saremo in Italia. Ci siamo presi, quindi, un po’ di tempo da turisti. Non avendo più la polizia alle calcagna, potremmo riuscire a muoverci un pochino".

David Monticelli di Osimo è dovuto rientrare, mentre è rimasto Roberto Solazzi, cittadino di Moie attivo nel commercio equo e solidale. Al Cairo come Severini, Marco Monticelli di Cerreto d’Esi, che si è unito al gruppo, e gli altri aderenti alla Marcia Globale per Gaza, Solazzi è rimasto in attesa: ieri, ci ha scritto, "ci siamo mossi a piccoli gruppi per non dare nell’occhio. Da casa ovviamente dicono di stare attenti e che sono con noi idealmente. Tranne i miei genitori anziani a cui non ho detto dove sarei andato". Solazzi ha anche una figlia che lo aspetta a casa: "Sofia all’inizio è rimasta un po’ scioccata – confessa – poi le ho spiegato che la situazione era abbastanza protetta e conoscendomi credo abbia capito. Siamo in contatto".

Anche la famiglia di Severini, che è madre di due figli, le è vicina: "Io mi sento una privilegiata: ogni volta che mi confronto con mio marito e i ragazzi ho sempre sostegno, nel senso che si rendono perfettamente conto che potrebbe essere in qualche modo pericoloso, rischioso, però mi sostengono". Ricordiamo che è stata una domanda del figlio Lorenzo ("Mamma, come si fa a continuare a fare la vita di tutti i giorni, sapendo quello che succede a Gaza?") a indurre la donna a mobilitarsi. La risposta non si è fatta attendere. Ora anche l’altro figlio, Fabrizio, le è vicino: "Io, mamma, da una parte sono preoccupato – le ha scritto nella chat di famiglia – ma dall‘altra sono contento di quello che stai facendo. Qualsiasi cosa tu faccia comunque ti supportiamo".

Cosa pensano di fare gli attivisti che sono al Cairo, in attesa di marciare per Gaza? "Per i palestinesi credo sia necessario sensibilizzare più opinione pubblica e politica possibile", sostiene Solazzi. E per loro stessi? "A me – prosegue Solazzi – non serve nulla, se non la consapevolezza di essermi mosso un po’, di essere andato ’incontro’ a chi soffre e muore. Per raggiungere un’utopia bisogna muovere il primo passo".