
Il neoeletto leader degli industriali detta le linee del suo mandato per il futuro dell’economia "I numeri dicono che in 10 anni abbiamo perso 4.100 laureati, 2mila fuori regione e gli altri oltre l’Italia".
Diego Mingarelli, domanda di rito: soddisfazione?
"Grande, soprattutto per il voto larghissimo e l’ampia partecipazione assembleare. Questo dà una spinta forte al nostro mandato e alla nostra presidenza, così ai programmi sui quali vogliamo lavorare. I contesti economici cambiano in fretta e impattano sul nostro territorio. Abbiamo degli imprenditori straordinari, attesi da sfide incredibili che abbiamo davanti: dobbiamo preparare le aziende a questo cambiamento. E Confindustria può fare molto per guardare al futuro, sempre in uno spirito collegiale, inclusivo e propositivo".
Quali le principali sfide?
"Tra le più importanti metto quella di tenere insieme gli interessi dell’economia con gli interessi delle persone e delle comunità. Non soltanto una rappresentanza per gli interessi degli imprenditori, ma anche per le relazioni e per le nuove filiere".
Ci spieghi quel ‘Attrarre per competere, competere per attrarre’?
"Dobbiamo riuscire a sviluppare il talento di attrarre i talenti. I numeri dicono che in dieci anni abbiamo perso 4.100 laureati, 2mila fuori regione, gli altri oltre l’Italia. Per loro è una ricchezza se vanno a fare esperienza altrove, ma quel saldo in negativo evidenzia che non sempre il territorio sa attrarre. Dobbiamo ripensare il nostro modello di fare impresa, rendendo l’economia più attrattiva".
In che modo?
"Penso si debba lavorare sulla continuità di impresa. Un valore importante, pur tenendo conto del cambiamento demografico in atto. Il campanello d’allarme suona nella partecipazione degli Under 40 ai ruoli apicali dei Consigli di amministrazione, pari solo al 18,4 per cento e il 16,6 nella manifattura. Con il progressivo invecchiamento della popolazione e la fuga di cervelli, le aziende faticano a trovare nuove competenze nella governance e allo stesso tempo potrebbero essere meno propense all’innovazione".
Avete riservato grande attenzione alle donne.
"Abbiamo assegnato una delega all’imprenditoria femminile perché è necessario aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In un territorio con una forte vocazione manifatturiera, dobbiamo cogliere la grande opportunità di coniugare il lavoro alla qualità della vita. Anche sulla comunicazione dobbiamo migliorare per raccontare meglio il nostro territorio a chi vuole investire".
Come pensate di farlo?
"Alcuni dati sulla manifattura marchigiana sono rilevanti. Abbiamo il record di 11 imprese ogni mille abitanti. Una fabbrica ogni 100 abitanti. È un grande tesoro intergenerazionale, dove quasi un occupato su quattro in provincia di Ancona è nel manifatturiero (uno su sei la media italiana)".
Il futuro?
"Cruciale è la partita delle infrastrutture per rompere barriere culturali e connettere le Marche al mondo, portandole al centro delle dinamiche produttive di domani. Senza dimenticare i nuovi settori come edilizia, meccanica e costruzioni. Filiere che stanno ripensando il loro modo di essere, mentre cambiano tecnologie, prodotti, servizi che ci ruotano attorno. Se le aziende riusciranno a cogliere gli elementi di innovazione, potranno agganciare i macro trend globali. Nostro compito sarà quello di farglieli conoscere. Al resto penseranno i nostri imprenditori d’eccellenza, che il loro lavoro lo sanno fare bene".
Vuole replicare, oggi, alle parole di Pierluigi Bocchini, prima che l’ex presidente annunciasse dimissioni e fuoriuscita da Confindustria Ancona (seguita da quella di Claudio Schiavoni)?
"La risposta l’hanno data i soci conferendo un nuovo mandato con il 99 per cento delle preferenze. L’associazione è unita e coesa. Anzi, io ringrazio Bocchini e tutti i presidenti che hanno guidato pro tempore l’associazione perché con il loro spirito di intendere l’associazionismo, hanno investito tempo per la rappresentanza degli imprenditori".
Beh, però qualche spaccatura era emersa...
"Il nostro sistema associativo è basato su regole chiare. C’è stato un momento di confronto, come in ogni sistema democratico. E dico grazie anche a Giovanni Fiorini che si è messo al servizio con la sua proposta e così agli altri imprenditori".
L’ha sentito, Bocchini (ieri mattina, ndr)?
"No, ma debbo recuperare 150 messaggi su WhatsApp. Ma guardate: al Consiglio generale quando sono stato designato (15 ottobre) eravamo insieme e ci siamo stretti la mano. Per chiudere, vorrei dirvi che io e gli otto vicepresidenti sentiamo una forte responsabilità".
Il primo obiettivo?
"Quello del breve periodo: il 10 dicembre celebreremo gli 80 anni di Confindustria Ancona. Saranno presenti anche i vertici nazionali. Parleremo del ruolo che ha avuto l’associazione, ma racconteremo anche un momento di identità. Per mettere le nostre radici nel futuro".