
Matrimonio negato, coppia fa causa al Comune (foto generica)
Ancona, 27 marzo 2025 – Lei musulmana, della Siria, lui cattolico, anconetano. Fissano la data del matrimonio che sarà a settembre prossimo, ad Ancona, ma quando fanno richiesta al Comune di provvedere alle pubblicazioni l’ente si rifiuta. Mancherebbe un visto del ministero dell’Interno in Siria, uno stato che approva solo le nozze tra correligionari, della stessa religione in sostanza. La mancata pubblicazione delle nozze ha portato la coppia a fare una causa civile contro il Comune di Ancona che ha già nominato un proprio legale per resistere in giudizio. L’udienza è stata fissata per aprile.
Il problema inizia a verificarsi a settembre scorso. La coppia, lui un imprenditore di 50 anni che viaggia spesso all’estero per lavoro, lei di qualche anno più giovane, impegnata nel settore della cultura e ugualmente spesso fuori per impegni lavorativi, si è conosciuta diversi anni fa, fuori dall’Italia. La loro relazione si è via via rafforzata nel tempo tanto da voler convolare a nozze e realizzare il proprio sogno, sposarsi in Italia, ad Ancona, città del futuro sposo.
Un matrimonio civile. Quando sette mesi fa però sono andati in Comune per fare le pubblicazioni, obbligatorie in Italia prima di sposarsi, l’ufficio dello Stato Civile ha chiesto loro un documento che doveva rilasciare il consolato siriano a Vienna.
La coppia ha seguito la procedura, munendosi del documento dell’ambasciata che però non sarebbe completo. Manca il visto che solo il ministero dell’Interno siriano può fare, con tutte le conseguenze però che comporterebbe, compresa la sicurezza della futura sposa visto che certi matrimoni per la religione musulmana non sono ben visti a meno che lo sposo non si converta. Senza il visto l’ufficio si è rifiutato di fare le pubblicazioni di matrimonio. Il cavillo sarebbe facilmente superabile per il legale a cui la coppia si è rivolta per la causa contro il Comune, l’avvocato Mario Antonio Fusario: “Dovrebbero valere le leggi italiane – spiega – siamo in Europa ed è sufficiente il nullaosta del consolato, non il visto in più chiesto dal Comune, per questo abbiamo impugnato. C’è stato un caso simile a Rimini, dove il ricorrente ha avuto ragione. E’ stato stabilito che la limitazione della pubblicazioni è anticostituzionale”.
Senza le pubblicazioni il matrimonio rischia di saltare. Il Comune, stando al ricorso, avrebbe applicato una norma troppo restrittiva. Non è la prima volta che cittadini stranieri facciano causa all’ente per questioni matrimoniali. Recentemente una donna bengalese ha vinto un ricorso in corte di Appello per la cancellazione dello stato di divorziato del marito dopo il ripudio islamico fatto in Bangladesh e all’insaputa della moglie. La donna si era accorta del cambio di stato civile all’anagrafe del Comune (e ne aveva chiesta la cancellazione) quando aveva chiesto la separazione lamentando il pagamento anche degli alimenti a lei al figlio. Il marito aveva presentato delle carte in Comune e l’ente aveva proceduto alla registrazione. La Corte di Appello però ha ritenuto il ripudio discriminatorio e non riconosciuto dall’ordinamento italiano e lesivo dei diritti della donna.