Ancona, supplenti senza cattedre. La protesta è virale

In tanti hanno postato sui social una foto scattata a casa con tavole imbandite per la colazione: "La lezione la facciamo da qua"

Alcune delle immagini postate dai precari dorici: "Ecco le nostre cattedre"

Alcune delle immagini postate dai precari dorici: "Ecco le nostre cattedre"

Ancona, 15 settembre 2020 - Dilaga anche ad Ancona la protesta lanciata ieri via social dai precari della scuola, diventata in poche ore virale sui social come Facebook, Instagram e Twitter e caratterizzata dall’hashtag #eccolamiacattedra abbinato a un’immagine casalinga pubblicata da migliaia di docenti precari che avrebbero voluto essere in classe con i loro alunni il primo giorno di scuola. Immagini di tavole e cucine imbandite per la colazione, con biscotti, latte, thè e caffè tra pc e libri di testo, le uniche "cattedre" che i supplenti non convocati hanno al momento potuto mostrare online.

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La protesta vede come principale bersaglio la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina contestata per il mancato reclutamento da una parte e la mancanza di corpo docente adeguato alle esigenze degli studenti dall’altra. "Gli insegnanti si trovano in una situazione di precariato ai limiti del vivibile ormai da anni – sottolinea Valeria Memè, una dei tanti docenti precari che anche nel capoluogo hanno aderito alla protesta social – ma l’indignazione ora è accresciuta dalla presa in giro che sentiamo di subire. Quando la ministra per l’inaugurazione dell’anno scolastico dichiara che non è mai successo che i supplenti siano nominati prima dell’avvio delle lezioni sembra riferirsi ad un universo parallelo. Ad Ancona non è stato nominato proprio nessuno, così in molte altre province. Trovo assurdo – prosegue Memè – anche che si siano avviate le procedure concorsuali in questo periodo di emergenza sanitaria senza tenere conto della sicurezza dei docenti, concorsi di cui tra l’altro ancora non abbiamo nessuna notizia certa. Si va avanti sul piano del sentito dire, sempre nel campo del possibile, eppure la scuola pubblica è una cosa seria".

A far infuriare i docenti la mancata convocazione dalle graduatorie provinciali delle supplenze e l’aver sperato invano in un miglioramento della situazione. Tra le immagini della protesta i docenti hanno comunque rivolto i migliori auguri ai ragazzi di ogni ordine e grado per un sereno avvio del nuovo anno, dispiaciuti per non poter essere con loro in classe. E così, costretti a restare a casa, hanno immortalato il triste momento della colazione cui non seguirà almeno per il momento la ripresa del lavoro.

Altre due docenti precarie, Giulia Maria Cerqueti e Diletta Brugè, entrambe 33enni anconetane, hanno voluto scrivere una lettera per esprimere la loro amarezza. "Annosa falla nella struttura scolastica è la questione del personale scolastico – si legge – in particolare, riguardo il corpo docente, del suo reclutamento e della sua formazione, aspetti chiave prima di tutto per l’esistenza stessa della scuola, secondo poi, per la concretizzazione di una scuola che assolva al suo compito primario, porre le basi per quello che viene chiamato lifelong learning. Nello specifico, il problema di fondo è sempre lo stesso: l’altissimo numero di insegnanti che vengono assunti a settembre con un contratto che termina a giugno. Ormai da anni, fa da sfondo alla vita dei docenti precari l’avvicendarsi di varie proposte su modalità di svolgimento di un concorso pubblico. Unico dato certo le cattedre vuote e la difficile ripartenza delle scuole, ogni anno, in attesa dell’organico formato anche dai supplenti. Evidenze e dati alla mano, il 14 settembre date per il concorso non ce ne sono, supplenti in cattedra o docenti assunti nemmeno".

Secondo i sindacati, alla vigilia della ripresa delle lezioni mancavano all’appello circa 1.300 docenti. Le difficolta’ logistiche-organizzative erano note alla vigilia e hanno trovato una conferma, a cominciare dai trasporti: gli studenti sono stati pero’ diligenti nel rispettare il distanziamento e le norme igieniche, anche se sono stati segnalati casi di classi in cui il metro di distanza non poteva essere costantemente garantito all’interno della metratura cubica.