
Le indagini dopo il delitto
Il procuratore della Repubblica Umberto Monti ha presentato richiesta di giudizio immediato a carico di tutti i soggetti coinvolti nella rissa avvenuta sul lungomare di San Benedetto all’alba del 16 marzo scorso, nella quale è morto il giovanissimo Amir Benkharbouch e sono rimasti feriti Federico Di Stanislao, Raul Denis Rotaru, Helmi Nessibi e Daniele Seghetti.
Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Ascoli Angela Miccoli ha accolto la richiesta e disposto il processo davanti alla Corte d’Assise di Macerata; la prima udienza è fissata per il 18 settembre prossimo. Il processo riguarderà Federico Di Stanislao, 21 anni di Giulianova (Teramo), Denis Raul Rotaru, 23 anni di Giulianova, Helmi Nessibi, 30 anni di Grottammare, Daniele Seghetti, 31 anni di Grottammare e Francesco Sorge 31 anni di San Benedetto.
Di Stanislao, difeso dall’avvocato ascolano Alessandro Angelozzi, è accusato di omicidio di persona diversa da quella alla quale era diretta l’offesa, il suo amico Benkharbouch, colpito per sbaglio al torace destro "con una lama sottile e affilata" che ha procurato un’emorragia massiva, con esito mortale.
Il ragazzo è accusato, in concorso, anche di tentato omicidio e lesioni gravi per aver accoltellato all’addome, con la stessa arma, Daniele Seghetti: la ferita ha implicato per quest’ultimo la conseguente asportazione della milza all’ospedale di Torrette ad Ancona, con quaranta giorni di prognosi.
Rotaru, difeso invece dall’avvocato Francesco Gozzi, è accusato di tentato omicidio per aver utilizzato un machete contro Daniele Seghetti, che è riuscito a schivare i fendenti; è imputato, in concorso, di lesioni gravi per aver ferito alla testa e al torace Nessibi e avergli procurato in totale trenta giorni di prognosi.
Sorge, difeso dall’avvocato Maurizio Cacaci, deve rispondere, in concorso, di lesioni gravi per aver colpito al volto Rotaru e avergli provocato ferite giudicate guaribili dai sanitari in venti giorni e Di Stanislao, che si è procurato una prognosi di 15 giorni, utilizzando la catena di sicurezza di una bicicletta.
A tutti e tre i giovani è contestata l’accusa di porto abusivo di armi atte ad offendere, utilizzate davanti alla discoteca Kontiki dove avvennero i fatti gravissimi. Con loro devono rispondere di rissa anche Nessibi e Seghetti. Nella vicenda sono parte civile i genitori del ragazzo assassinato, Daniele Seghetti e Di Stanislao. L’impianto accusatorio è basato sulle indagini dei carabinieri, sui risultati degli accertamenti dei medici legali, ma soprattutto sulle immagini delle telecamere di sicurezza interne ed esterne al Kontiki e su quelle esterne all’Hotel Arlecchino. Le telecamere hanno ripreso con cruda chiarezza i momenti salienti della rissa, compresi quando sono state inferte le coltellate mortali ad Amir Benkharbouch. Al fascicolo della Procura anche i verbali degli interrogatori degli imputati e le deposizioni di alcune persone sentite quali testimoni di quanto avvenuto quella notte.
Peppe Ercoli