L’altra faccia del Natale: vetrine chiuse, resiste solo il food

I commercianti abbassano le serrande appena fuori il cuore di Ascoli. Nel post Covid 4.384 aziende si sono arrese, solo la ristorazione tiene botta

Ascoli, 17 dicembre 2023 – Luci scenografiche e vetrine addobbate diffondono il clima natalizio in tutto il centro storico del Piceno, spegnendo così riflettori su un contesto economico tutt’altro che festivo. Serrande abbassate e cartelli ‘vendesi’ si diffondono difatti a macchia d’olio, laddove nessuno, o quasi, guarda. Basta allontanarsi dalle festose vie del centro, dove i locali traboccano di persone, per notare una situazione molto differente. Il tessuto imprenditoriale marchigiano, infatti, ha assistito alla perdita di 4.384 aziende nel passaggio tra il 2022 e il 2023, dopo le 104 chiuse dal 2021 al 2022.

Negozi chiusi in centro: resiste solo il food
Negozi chiusi in centro: resiste solo il food

E ciò, a livello territoriale, si vede. I negozi sembrano deserti nonostante gli acquisti natalizi mentre i bar, le caffetterie e i locali si impadroniscono delle vetrine. Svariate aperture hanno infatti occupato le sedi di ‘Intimissimi’, ‘Pandy’ o ‘Master’ tra cambi gestione e nuove proposte, tra le quali la degusteria di olive ascolane o la ‘cacciannanzeria’. Basta però avventurarsi per Corso Mazzini per osservare come al posto di locali un tempo floridi ora si trovino vetrine vuote e serrande abbassate.

I dati della Camera di Commercio delle Marche parlano chiaro: le attività di vendita all’ingrosso o al dettaglio sul suolo ascolano erano 4.719 a gennaio 2020, qualche mese prima dell’inizio del periodo pandemico. Crescono a 4.751 a gennaio 2021 ma inizia poi la rapida discesa fino alle 4.707 del 2022 e arrivano a 4.585 ad inizio di questo anno. Il 2023 volge al termine e la crisi non sembra essersi placata, così, a distanza di undici mesi, le aziende che lavorano nel commercio ascolano sono 4.168, più di cinquecento attività in meno rispetto al periodo pre covid.

Se si osservano però i dati riguardanti i servizi di ristorazione la situazione cambia notevolmente: il numero rimane pressoché costante, nonostante le tante chiusure a cui la popolazione ha assistito. Dai 1.641 locali si è assistito ad una piccola crescita iniziale, arrivando a poter contare 1.666 attività a gennaio 2021, che diventano 1.683 ad inizio 2022. Da qui, le difficoltà economiche affaticano anche il settore della ristorazione che però non sembra risentirne particolarmente e chiude così il 2023 con 1.583 aziende, solo 58 in meno rispetto al periodo pandemico. Se paragonato al numero di negozi chiusi nello stesso periodo, 583, si parla di un numero dieci volte inferiore. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che, laddove in precedenza c’erano negozi e attività commerciali, ora prendono posto bar, caffè e ristoranti. Di conseguenza, nonostante il centro storico risulti via via più a misura di turista e più improntato sull’accoglienza e la ristorazione, le zone non centrali restano abbandonate a sé stesse diventando vere e proprie zone residenziali dove difficilmente la ridotta visibilità di un negozio permette all’azienda di sopravvivere.