FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Amato e quei farmaci sospetti: "Li usava sui pazienti”. L’app: l’ultima sera vide la suocera

Dalle analisi dei dispositivi elettronici effettuati dai tecnici dell’Arma le prove per la chiusura indagini. Il medico, accusato di duplice omicidio, negò invece di conoscere gli anestetici trovati nelle vittime

Foto di famiglia con Giampaolo Amato e la moglie Isabella Linsalata

Foto di famiglia con Giampaolo Amato e la moglie Isabella Linsalata

Bologna, 28 settembre 2023 – Indagini serrate, controlli incrociati, dispositivi elettronici sviscerati. E versioni – quelle dell’indagato – che si contraddicono. I carabinieri non hanno tralasciato nulla nell’approfondire il caso di Giampaolo Amato, l’oculista di 64 anni cui è da poco arrivato l’avviso della fine dell’indagine che lo accusa di avere ucciso la moglie Isabella Linsalata, 62 anni, la notte tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e prima ancora la suocera Giulia Tateo, 87, tra l’8 e il 9 ottobre dello stesso anno.

Lo scopo? L’eredità e vivere liberamente la relazione extraconiugale con un’altra donna, scrive l’accusa. Con l’oscuro sospetto che quella sulla suocera fosse una "prova generale" del cocktail letale di farmaci – la benzodiazepina Midazolam e l’anestetico Sevoflurano – da somministrare alla moglie.

Così, dalle analisi dei tecnici dell’Arma sui dispositivi elettronici sequestrati a vittime e indagato, emergono elementi tali da fare ritenere alla Procura (pm Morena Plazzi e Domenico Ambrosino) che le prove a carico dell’ex medico della Virtus siano sufficienti a contestargli due omicidi.

In particolare, computer e cellulare smaschererebbero le contraddizioni di quanto l’indagato ha riferito durante gli interrogatori. La sera del decesso della suocera, per esempio, Amato riferì di essere rimasto solo nello studio-appartamento al piano ammezzato del palazzo di via Bianconi 6 in cui viveva da quando si era separato dalla moglie, che era rimasta in quella che era stata la loro casa, al primo piano, nell’appartamento comunicante con quello della madre. Dunque, Amato avrebbe spiegato di non avere avuto contatti con l’anziana, che quella sera era sola dato che sia il nipote (figlio di Amato e Linsalata), sia la figlia, erano fuori. Circostanza di cui Giampaolo si era accertato anche tramite alcuni sms al figlio, in cui gli chiedeva con certa insistenza i suoi piani per la serata. Ma la geolocalizzazione del telefono e le misurazioni dell’app connessa al suo smartwatch paiono contraddire questa versione: l’uomo quella sera sarebbe salito dalla suocera, percorrendo la rampa di scale che divideva i loro domicili. Una circostanza che l’uomo non avrebbe saputo giustificare in modo convincente agli inquirenti.

Non solo. Durante gli interrogatori dopo la morte della moglie, Amato riferì di non fare uso, nella propria attività medica, di Midazolam e Sevoflurano, i due potenti sedativi che avrebbe utilizzato per avvelenare le due donne dopo averli sottratti a uno degli ospedali dell’Ausl in cui lavorava, e di non conoscerne bene gli effetti. Ancora una volta però, cellulare e computer dicono altro. In una chat con alcuni colleghi infatti, durante il periodo in cui Amato prestava servizio al Sant’Orsola per l’emergenza Covid, questi partecipò attivamente a una conversazione in cui si discuteva di Midazolam e dei suoi effetti, dopo che una collega aveva condiviso un documento inerente il farmaco. Ricerche su internet, poi, svelano come si fosse poi privatamente informato su utilizzi e dosaggi dei due farmaci.

Addirittura , pochi giorni prima della morte di Giulia Tateo, in uno scambio di messaggi con l’amante il medico commentava di avere dovuto sedare un paziente particolarmente nervoso utilizzando proprio del Midazolam, come se si trattasse di una "prassi" per lui piuttosto consueta. Tutto il contrario, dunque, di quanto rivelato a carabinieri e Procura nel corso degli interrogatori.

Amato però, difeso dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, continua a dirsi innocente, mentre i suoi avvocati sottolineano la mancanza di una prova decisiva a suo carico.

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