MONICA RASCHI
Cronaca

Cau, la notte non porta pazienti. Strutture aperte e pochi accessi: "Non funzionano come dovrebbero"

I dubbi di Castaldini (Forza Italia): "Erano nati per alleggerire i pronto soccorso, ma i dati dicono altro". Al Navile la media è di tredici arrivi nelle ore notturne, in provincia si arriva fino ai due di Vergato

Cau, la notte non porta pazienti. Strutture aperte e pochi accessi: "Non funzionano come dovrebbero"

Bologna, 5 aprile 2024 – Quasi deserti di notte. Nei Cau, i Centri di assistenza in urgenza fortemente voluti dalla Regione per allentare la pressione sui pronto soccorso dei grandi ospedali da parte di persone con patologie non gravi, durante la notte si recano pochissime persone. Le strutture sono aperte, funzionanti, con medici e infermieri all’interno, ma gli ingressi sono veramente esigui: al Cau di Vergato la media dei pazienti che si presentano di notte è di due persone; in quello di Budrio di sette; nel Cau di Casalecchio di Reno sono nove e in quello del Navile tredici.

Cau, la notte non porta pazienti. Strutture aperte e pochi accessi: "Non funzionano come dovrebbero"
Cau, la notte non porta pazienti. Strutture aperte e pochi accessi: "Non funzionano come dovrebbero"

Aumenta la presenza giornaliera, anche se non sembra raggiungere i livelli che le autorità sanitarie si erano prefisse: ad esempio nel Centro del Navile l’aspettativa era di circa 90 ingressi al giorno ma, al momento, sono fermi a 58. A Casalecchio sono 42, a Budrio 34, mentre a Vergato, nelle ore diurne, i pazienti sono mediamente sedici.

I dati, aggiornati al 17 marzo, emergono da un atto ispettivo effettuato da Valentina Castaldini, capogruppo di Forza Italia in Regione. "Intanto, questi dati non si riescono a confrontare con quelli relativi a un effettivo beneficio sui pronto soccorso generali, obiettivo che era lo scopo della creazione dei Cau – riflette la consigliera azzurra –. Queste strutture nascono per due motivi: evitare che i pronto soccorso vengano usati come medici di base, alleggerendoli e diversificando il livello di emergenza. Ma osservando i dati, che partono fin dal primo giorno di istituzione di ogni Cau sul territorio, si capisce che non stanno funzionando come dovrebbero".

Castaldini osserva che "durante la notte non c’è quasi nessuno e le strutture sono aperte, con il personale medico e infermieristico presente, quindi con costi, ma con pochissime prestazioni. Prestazioni che aumentano, ma sempre durante il giorno, nei fine settimana o a ridosso delle festività. Questo mi fa pensare che non si stia alleggerendo i pronto soccorso, ma i medici di famiglia. Dai dati che abbiamo osserviamo che l’obiettivo dei Cau non è ancora stato centrato. Ma questo non mi sembra così strano, visto che anche la campagna comunicativa non è stata adeguata".

La consigliera spiega perché, secondo il suo parere, il messaggio sui servizi dei Cau non stia passando: "Le persone, soprattutto gli anziani, non riescono ancora a capire bene che cosa si faccia in queste strutture e questo va spiegato non attraverso i social o qualche manifesto, ma con canali più diretti, soprattutto a chi i social non li guarda come, appunto, la grande fascia di popolazione anziana, quella che più ha bisogno di assistenza sanitaria".