Davide Ferrerio Bologna, la vita appesa a un filo. "Tentato omicidio, altri indagati"

Inchiesta vicina alla svolta dopo la memoria della famiglia. La mamma del ventenne rossoblù in coma per uno scambio di persona: "Giustizia"

Bologna, 18 ottobre 2022 - L’inchiesta sulla brutale aggressione di Davide Ferrerio è vicina a una svolta. Con il numero degli indagati per concorso nel tentato omicidio che potrebbe nelle prossime ore aumentare. "Vogliamo giustizia – chiosa Giuseppina Orlando, mamma del tifoso del Bologna – perché è stata distrutta la vita di mio figlio". Vent’anni, dall’11 agosto si trova nella Rianimazione del Maggiore in coma: "La sua vita è appesa a un filo, – sussurra in lacrime la donna – i medici ci hanno dato ben poche speranze". Preso a calci e pugni a Crotone, dove era in vacanza dai nonni, "e il 21 agosto sarebbe stato al Dall’Ara per l’esordio del suo Bologna", da Nicolò Passalacqua per un assurdo scambio di persona. Determinato da un gesto scellerato.

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Davide Ferrerio, 20 anni, dall’11 agosto è ricoverato nel reparto di Rianimazione
Davide Ferrerio, 20 anni, dall’11 agosto è ricoverato nel reparto di Rianimazione

 

Il concorso

Passalacqua è in carcere in Calabria, accusato di tentato omicidio. Ma il vero bersaglio di quest’ultimo non era Davide, bensì "un trentunenne – così la memoria presentata dalla famiglia Ferrerio con l’avvocato Gabriele Bordoni per chiedere l’estensione del numero dei presunti responsabili – che ne avrebbe insidiato la giovane fidanzata al punto da sospingere costei e la madre ad organizzare quella scellerata spedizione punitiva". Le due oggi sono indagate per favoreggiamento, ma le posizioni potrebbero presto cambiare. Innanzitutto la Procura ordinaria potrebbe decidere di addebitare alla madre il concorso nel tentato omicidio. E con la stessa contestazione iscrivere per la prima volta anche il 31enne, mai indagato. L’uomo quella sera doveva incontrarsi con Passalacqua che lo cercava – ma che non lo conosceva fisicamente – per sistemare la questione.

Il messaggio

Arrivato all’appuntamento concordato sui social, "ben consapevole di essere esposto ad un rischio concreto per la propria incolumità", gli inviò un messaggio: "Ho la camicia bianca". Per poi, come si vede dai video ripresi dalle numerose telecamere della zona del tribunale di Crotone, andarsene in auto. In quell’esatto momento, con la camicia bianca e nel luogo dell’incontro, in attesa di un amico con cui doveva mangiarsi una pizza, c’era il solo Davide. Ignaro di tutto e scambiato incredibilmente per il 31enne – lui che di anni ne ha 20 –, verrà inseguito, picchiato e lasciato esanime sull’asfalto. "Sapendo di non essere conosciuto – continua l’atto della famiglia – al suo aggressore, invece di rimanere in silenzio, ha coscientemente indicato Davide, descrivendone l’abbigliamento che aveva, passandogli appresso in auto e continuando a vederlo seppur da lontano". "Invece di andarsene – rincara mamma Giusi – compie il gesto più terribile. Il mio Davide non c’entrava nulla, ad oggi non sa nemmeno perché è stato massacrato. Da quel giorno non ha più aperto gli occhi. E’ stato colpito alle spalle, non ha avuto nemmeno la possibilità di difendersi. La madre ha organizzato tutto, la figlia sapeva chi era il 31enne che l’aveva importunata e quest’ultimo ha agito nella maniera più meschina. Per questo deve rispondere di ciò che ha fatto".

 

 

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