GIOVANNI DI CAPRIO
Cronaca

La legione straniera. Gli studenti-tifosi della Johns Hopkins: "Pazzi del Bologna"

Dagli Stati Uniti alla Scozia, fino ai connazionali olandesi di Zirkzee. Gli iscritti dell’università americana: "Quanto calore in curva”

La legione straniera. Gli studenti-tifosi della Johns Hopkins: "Pazzi del Bologna"

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Bologna, 9 marzo 2024 – "Perché proprio Bologna?". A questa domanda un qualsiasi studente universitario proveniente dall’estero, qualche anno fa, avrebbe risposto: "Perché amo l’Italia, il cibo, l’arte e Bologna in questo è stupenda". Tutti nobili motivi. Oggi però alcuni studenti della Johns Hopkins University Sais Europe, in via Andreatta, gridano all’unisono: "Siamo qui anche per il Bologna di Thiago". Oppure anche solo per "vivere la passione di questa squadra, insieme agli ultras della Bulgarelli, dov’è venuto fuori tutto il bolognese che è in me", racconta la sua esperienza allo stadio David Zeger, 27 anni, dagli Stati Uniti.

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Tutte le strade portano al Dall’Ara per vedere il Bologna, insomma. Lo dimostrano anche le parole di un ragazzo d’oltreoceano, John Finan, nato a Chicago e ora da due anni alla Sais Europe, ripensando alla sua prima "camminata sotto al portico per arrivare allo stadio" dove, rispetto alle partite dello scorso anno, ha notato che "questo Bologna, attorno a sé, ha dei ‘supporter’ ancora più incredibili, che danno la carica solo a guardarli".

I ragazzi fanno inoltre notare che, in città, si sono unite tante culture diverse attorno al team di Motta. Ecco che Bologna non è più solo sinonimo di "tortellino, tagliatelle e lasagne", ma anche di "Zirkzee, Orsolini e Ferguson", come la pensa l’americano Jackson Barber, 22 anni.

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"Sono stato allo stadio durante Bologna-Lazio, finita 1 a 0. Rispetto a quando cammino normalmente per le vie di Bologna, dentro lo stadio non ci sono regole e tutti tifano senza sosta. Questo è il calcio". E aggiunge, sognando la Champions, che "il Bologna è una grande realtà che guarda con esaltazione sia al presente che al futuro, e a cui i club statunitensi dovrebbero ispirarsi". Un organico che incanta anche all’estero. A questo fa riferimento Meya, olandese e ammiratrice del connazionale Zirkzee, la quale è stupita – in senso positivo – "dalle grida dei tifosi", ricordando di quando ha visto "Bologna-Lecce dalla vicina Villa Spada e si sentiva tutto tutto il calore dello stadio. Un’esperienza inspiegabile".

E scomodando un bolognese doc come Luca Carboni, allora, è proprio vero che "Bologna è una regola". Su questo, è d’accordo anche lo svedese Joha: "Un entusiasmo che mai ho percepito in tutta la mia vita. È un piacere vedere dalla curva il calcio di Thiago Motta". Il ragazzo ne è sicuro: "Attraverso il progetto di questa società, nelle prossime stagioni, si potrà puntare a uno scudetto che manca da 60 anni".

Sull’ambiente che si respira allo stadio, è d’aiuto la testimonianza del giornalista dell’Aberdeen Mark Gordon, l’ex squadra di Ferguson: "Seguo il Bologna dai tempi di Roberto Baggio. Quest’anno, però, c’è una mentalità diversa da parte dei ragazzi di Motta, quella vincente e di chi sogna in grande". Restiamo in Scozia, dal 22enne Cameron – il cui idolo non può che essere ancora una volta il connazionale Ferguson –, che preferisce gli stadi della sua città "perché hanno gli spalti più vicini al campo", ma ammette che "i tifosi italiani hanno un connubio squadra-tifoseria che è impossibile vedere da qualsiasi altra parte. Questo rende ancor più magica l’atmosfera del Dall’Ara".

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