STEFANO MARCHETTI
Cultura e spettacoli

Portici illuminati a Bologna, Cremonini: "Così li ho colorati, lì sono nate le mie canzoni"

Un’installazione del cantautore ha illuminato per una settimana i 666 archi di San Luca. "Qui sono trattato ancora come un familiare. Era il momento di ricambiare così tanto affetto"

Bologna, 26 giugno 2023 – Giallo , verde, viola, e naturalmente rosso e blu, i colori di Bologna. Come un arcobaleno di sorpresa, di stupore, di meraviglia. "Ho realizzato un sogno: far fare a Bologna il giro del mondo in una settimana", confida Cesare Cremonini che ha regalato alla sua città uno straordinario evento di inizio estate: grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo e alla collaborazione del Comune, i 666 archi del lunghissimo portico che conduce all’amato Santuario di San Luca sul Colle della Guardia sono stati illuminati per sette notti con chilometri di fibra ottica di mille colori, un’installazione unica per i portici che – dice Cremonini – "sono il palcoscenico anche della mia vita".

Cesare Cremonini in mezzo ai visitatori del suo progetto, accanto, due tra i tanti scatti realizzati durante l’installazione
Cesare Cremonini in mezzo ai visitatori del suo progetto, accanto, due tra i tanti scatti realizzati durante l’installazione

Ieri l’ultima serata di accensione: in pochi giorni più di centomila persone hanno provato l’esperienza. C’è chi è andato cantando e suonando, si è perfino bloccato il traffico, e migliaia di foto e video sono rimbalzati sui social, portando Bologna sui siti e sui giornali di mezzo mondo.

Cremonini, ma come è nata questa idea?

"Lo scorso autunno il Comune ha pensato a un festival per valorizzare i portici, entrati nel Patrimonio Unesco, e ha chiesto qualche consiglio. Era da tempo che sentivo nella sensibilità dei bolognesi il desiderio di far conoscere la città anche oltre i suoi luoghi più noti o le sue tradizioni gastronomiche, perché Bologna merita di competere con i grandi centri culturali italiani e internazionali. Anche se, lo so, il progetto di illuminare tutto il portico di San Luca poteva sembrare una follia".

Si aspettava tanto successo?

"Onestamente è andato oltre ogni mia rosea aspettativa. Io procedo per visioni, affronto la vita in maniera creativa, quindi per me l’illuminazione dei portici era un desiderio, un sogno. Al contempo avevo il timore delle reazioni: so benissimo che, quando un’installazione ha un impatto così forte, può dividere ed essere criticata. Per fortuna tutta la città ha risposto. Sto ricevendo migliaia di messaggi che mi chiedono di prolungare l’accensione. Ma l’investimento, che è stato già consistente per questa prima edizione, permetteva solo una settimana" (guarda le foto).

Quale sentimento le lasciano questi giorni speciali?

"Da sempre i bolognesi vanno a piedi a San Luca. Ci andai anch’io, in ginocchio, per l’esame di maturità. Eppure forse non era mai successo che ci andassero in centomila in sette giorni; gente bella, sorridente, di ogni età e generazione. Penso che in questo caso l’arte abbia risvegliato un senso di comunità".

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In che modo?

"Oggi le persone sono estremamente divise: guardano, leggono, si informano osservando divisioni. Invece questa esperienza ha fatto riemergere una condivisione che credo mancasse proprio da quando la pandemia ha fermato forzatamente la socialità. E quindi forse ha fatto ritrovare qualcosa di antico, le radici, anche nei più giovani"

Un cantautore può essere mecenate?

"Può essere di ispirazione, un collante per le sensibilità delle persone. Un’opera coraggiosa, di qualsiasi natura sia, può lasciare un segno indelebile in un luogo e nelle persone che lo abitano. Può offrire a tutti il suggerimento di avere coraggio. Ma una città, oggi, non la fanno i singoli, la fanno tutti i cittadini, insieme. Per questo credo che l’esperienza dei portici di San Luca apra una bella riflessione che credo valga la pena porsi".

Ovvero?

"Come far fruttare lo straordinario successo di questo evento? Abbiamo trovato una mappa del tesoro e sarebbe un errore perderla. Io credo sia possibile, se si uniscono le forze, far crescere a cominciare già dal prossimo anno questo festival per dargli ancora più importanza a livello nazionale e non solo. È il mio nuovo sogno del futuro".

Nel 2024 saranno 25 anni di canzoni. Come vive la celebrità?

"Ho iniziato a fare questa professione quando avevo 16 anni, quindi ormai ho più ricordi immerso in questo percorso rispetto a quello che ero prima. Questo mestiere mi ha trasformato, ho dato tanto e ho ricevuto, ma per me il successo più grande, più dei concerti negli stadi, è l’aver trovato il feeling ideale con il luogo in cui vivo, quello che mi ha dato e mi dà le note, parole, le immagini. A Bologna sono trattato come uno di famiglia, un fratello, un figlio, un amico, questo mi consente di mantenermi in contatto con la vita e il linguaggio reale che deve riversarsi nelle canzoni".

Si sente un ragazzo del futuro?

"Mi sento sempre come all’inizio di una carriera, perché l’energia è come un big bang inesauribile. Essere un artista per me significa ricambiare quanto hai ricevuto, cercando sempre nuove idee, nuove scoperte, e soprattutto riuscire a percepire quanto possa far bene a chi ti vuol bene".

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