GIOVANNI DI CAPRIO
Politica

Pro-Palestina in marcia, slogan e fumogeni: la bandiera di Israele divide la maggioranza

Critiche al sindaco di Bologna da parte di Coalizione civica: “Non siamo d’accordo”. Sotto Palazzo d’Accursio, 400 attivisti: “Scelta ipocrita del Comune”. Appeso striscione che definisce “servi del Sionismo” Lepore e Clancy

Quattrocento giovani palestinesi in corteo sotto palazzo D’Accursio. I manifestanti: "Vessillo ipocrita"

Quattrocento giovani palestinesi in corteo sotto palazzo D’Accursio. I manifestanti: "Vessillo ipocrita"

Bologna, 20 gennaio 2025 – L’esposizione all’esterno dei muri di Palazzo d’Accursio della bandiera israeliana insieme a quella palestinese e della pace, divide e fa dibattere anche la stessa maggioranza.

Non condividiamo questa scelta. Anche se non dubitiamo che il sindaco Matteo Lepore sia mosso da buone intenzioni e dall’auspicio che si arrivi a una pace duratura”, scrive in una nota pubblicata sul proprio sito, Coalizione Civica, partito capitanato in consiglio da Detjon Begaj.

Della stessa formazione fa parte anche la vice sindaca Emily Clancy, eppure questo non le ha evitato di essere attaccata duramente, insieme a Lepore, dai circa quattrocento Giovani Palestinesi radunatasi in piazza del Nettuno ieri pomeriggio “per festeggiare in maniera pacifica il cessate il fuoco”, gridano sotto il Tridente, dove sono diversi gli striscioni che “mettono il Comune di fronte alle sue complicità, ovvero l’aver esposto la bandiera del genocidio”.

A sinistra, la marcia pro-Palestina; a destra, il vessillo israeliano esposto a palazzo D’Accursio accanto a quello palestinese e alla bandiera della Pace
A sinistra, la marcia pro-Palestina; a destra, il vessillo israeliano esposto a palazzo D’Accursio accanto a quello palestinese e alla bandiera della Pace

Chiariamo: il ritrovo era già stato organizzato giorni prima della decisione di affiancare al vessillo palestinese quello israeliano ed è principalmente dedicato al cessate il fuoco a Gaza. Ma i dimostranti, oltre a chiedere a gran voce di togliere lo stendardo israeliano dalla finestra del municipio, si scagliano contro Lepore e Clancy, che uno striscione appeso a palazzo D’Accursio bolla come “servi del Sionismo”. Secondo la piazza, si è svelata “l’ipocrisia” della politica bolognese, colpevole di aver “esposto la Palestina e la sua bandiera per scopi strumentali, senza riconoscerne a pieno il significato di orgoglio e liberazione”. In poche parole, è il succo del ragionamento dei manifestanti: “Non si può accostare l’oppressore all’oppresso”.

Intorno alle 16.30, il raduno si è mosso in corteo verso le Due Torri, durante il quale è stato fatto un minuto di silenzio in ricordo delle vittime, chiuso da bengala, fuochi d’artificio e applausi dei dimostranti.

Patrick Zaki, in mezzo alla folla, preferisce lasciar parlare i palestinesi”, ma dissente con la decisione di Palazzo d’Accursio di esporre la bandiera israeliana: “Non è il momento opportuno”. Daud, studente lavoratore della Cisgiordania, portavoce dei giovani Palestinesi a Bologna, prende il microfono in mano: “Le nostre emozioni sono contrastanti. Da una parte il dolore per l’enorme sacrificio del popolo palestinese, dall’altra la felicità per la vittoria della nostra gente”.

È una treguache non ci è arrivata dal cielo – continua Daud –. Siamo in una piazza di festa. Invece, dopo tutta questa morte, il sindaco Lepore si è subito dimenticato che stiamo ancora contatto i morti ed espone il vessillo israeliano che rimanda il genocidio”. Secondo il giovane, lo storico cessate il fuoco conquistato “dal popolo di Gaza è merito della Resistenza”. Anche se in piazza del Nettuno i dimostranti non si illudono: “Conosciamo i rischi del futuro, la lotta non si fermerà e andrà avanti”.