Colori regioni oggi: chi cambia. I dati Covid di Emilia Romagna, Marche e Veneto

Il Friuli Venezia Giulia entra in zona gialla, il resto d'Italia resta in area bianca. Dati Covid in salita, il Veneto registra un balzo in avanti con un'incidenza sopra i 200 casi ogni 100mila abitanti e più di 10mila contagi settimanali. È l'unica regione a rischio alto. Crescono incidenza e occupazione ospedaliera anche in Emilia Romagna e Marche. L'analisi dettagliata del monitoraggio ministeriale

Colori regioni: dati Covid Emilia Romagna, Marche e Veneto

Colori regioni: dati Covid Emilia Romagna, Marche e Veneto

Bologna, 29 novembre 2021 - Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia di venrerdì 26 novembre, ha firmato una nuova ordinanza che dispone il passaggio della Regione Friuli Venezia Giulia in zona gialla da oggi per aver raggiuto tutte e tre le condizioni: incidenza superiore a 50 contagi settimanali ogni 100mila abitanti (346,4); tasso di occupazione delle terapie intensive maggiore del 10% dei posti disponibili (16%) e tasso di occupazione dei reparti ospedalieri ordinari sopra al 15% (19,5%).  Tutto il resto d'Italia resta in area bianca.

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Ma quali sono le regioni che rischiano di più il cambio di colore nelle prossime settimane? Entriamo nel dettaglio con l'analisi dell'ultimo monitoraggio Covid, messo a disposizione dal Ministero della Salute. È il numero 80 e prende in considerazione la settimana dal 15 al 21 novembre. (Qui l'analisi del monitoraggio precedente, il numero 79). 

Tutte le regioni e le province autonome d'Italia hanno un indice Rt uguale o maggiore di 1, mentre solo una è considerata a rischio alto: il Veneto. Sono 18 quelle con una classificazione di rischio 'moderata', due con un rischio 'basso': Puglia e Basilicata. 

Complessivamente la curva pandemica Covid continua a crescere a un ritmo sostenuto, ma non esponenziale. L'indice Rt nazionale da 1,21 è passato a 1,23. L'incidenza, invece, da 88 ora è a 112. Ancora sotto controllo l'occupazione ospedaliera. Le terapie intensive sono al 7%, i reparti non critici all'8%. Entrambi sono saliti di un punto percentuale rispetto alla settimana scorsa. 

In salita i dati Covid anche in Emilia-Romagna, Marche e Veneto, anche se soprattutto è il Veneto a registrare un balzo in avanti con un'incidenza addirittura sopra i 200 casi ogni 100mila abitanti, più di 10mila contagi settimanali, oltre che un aumento dell'occupazione ospedaliera che in questa regione era sempre stata piuttosto bassa nelle settimane precedenti. Tutte e tre le regioni, però, rimangono ancora in zona bianca

Emilia Romagna

Il dato regionale che più salta agli occhi è quello dell'incidenza: da 96.5 è salita a 142.03 e cresce ancora fino a 163.1 nei giorni 19-25 novembre. In salita costante anche i casi settimanali. Sono 6.314, contro i 4.290 della settimana scorsa e i 3.095 della settimana prima.

Come negli altri due monitoraggi, anche in questo c'è l'allerta che riguarda la crescita della percentuale dei tamponi positivi al Coronavirus, escluse per quanto possibile le attività di screening. Si parla di un aumento dal 7 all'8%.

L'indice Rt, invece, varia di poco: sale a 1,27 da 1,22. Crescono di un punto percentuale terapie intensive e reparti Covid e arrivano a 7%, ma le soglie per la zona gialla sono rispettivamente 10 e 15%. La valutazione di impatto sugli ospedali è ancora 'bassa'. 'Moderate' la classificazione complessiva di rischio e la valutazione di probabilità di diffusione del virus. 

La situazione è ancora sotto controllo, calcolando anche i successi della campagna vaccinale. L'Emilia-Romagna è al primo posto per la somministrazione delle terze dosi, mentre con la prima dose è stato raggiunto il 90%. Il ciclo completo è all'88,3%.

Marche

Come altre volte la situazione delle Marche è simile a quella dell'Emilia Romagna, con la differenza solita dell'occupazione dei posti letto in ospedale. In territorio marchigiano, infatti, è più alta. Torna al 10% quella delle terapie intensive (si era fermata a 9% nelle ultime due settimane), sale a 8% da 7% quella dei reparti non critici

I casi settimanali si avvicinano a quota 2mila: 1.890 per la precisione. Se ne erano registrati 1.453 dall'8 al 14 novembre e 958 nella settimana 1-7 novembre. Cresce anche qui l'indice Rt, ma di poco: da 1,21 a 1,27. L'incidenza, invece, supera il tetto dei 100 casi ogni 100mila abitanti. È di 125.88 (con un picco di 150 nei giorni 19-25 novembre). Nel monitoraggio precedente era a 96.78.

A differenza delle altre due regioni, non si segnalano allerte. Il rischio è moderato, rimane 'basso' l'impatto sugli ospedali. La curva pandemica sale gradatamente ed è in linea con il resto della nazione.

Veneto

Da 7mila a 10mila e da 141 a 210. Casi settimanali e incidenza sono i due dati che più allarmano. Il Veneto è stato classificato a rischio alto: è l'unica regione in tutta Italia. Infatti, l'Rt rimbalza a 1,35 (da 1,23 precedente) e porta la regione in uno scenario di tipo 3, dove la trasmissibilità sostenuta e diffusa può portare a rischi nel medio periodo.

Se i casi settimanali erano stati 6.859 nel monitoraggio scorso e 4.187 in quello ancora precedente, in questo sono 10.193. L'incidenza da 141.35, ora è a 210.06: un dato così alto non si registrava in regione dal marzo 2021. E nei giorni 19-25 novembre arriva fino a 226,1.

Nelle ultime settimane il Veneto ha avuto incidenza e contagi più alti rispetto a Emilia-Romagna e Marche, ma con basse percentuali di occupazione ospedaliera. Ora sono salite anche quelle e sono in linea con la media nazionale. Le terapie intensive sono passate, nel giro di sette giorni, da 6 a 8%; i reparti covid non critici da 5 a 7%.

La classificazione di rischio alta è dovuta anche a due allerte. In primo luogo la percentuale dei tamponi positivi al Coronavirus (escluse le attività di screening) è salita a 1 a 2%. In più, è sotto al 90% (livello ideale) il numero di casi confermati, per cui è stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti. Le attività di contact tracing in regione, quindi, non sono al livello ottimale. 

Nonostante la crescita dei ricoveri, non si raggiungono i livelli di allarme negli ospedali. È questo che salva la regione dal passare in zona gialla.