Covid, il clima ha influito sulla diffusione del virus: lo studio Unimore

Raggi solari, temperature e cambiamenti climatici hanno interagito con la pandemia: ecco i risultati della ricerca pubblicata su Environmental Research

Covid e clima: lo studio dell'Università di Modena e Reggio Emilia sulla diffusione del virus e la relazione con i fattori ambientali

Covid e clima: lo studio dell'Università di Modena e Reggio Emilia sulla diffusione del virus e la relazione con i fattori ambientali

Modena, 7 aprile 2023 – Ormai da tempo si discute di Covid e clima. E adesso una possibile risposta ci arriva dall’Università di Modena e Reggio Emilia. Una relazione che non è nuova alla sanità pubblica, quella tra il virus e le temperature; ma che in tempi come questi, contraddistinti anche e soprattutto dai cambiamenti climatici, ricorda come i fattori ambientali siano determinanti per la salute delle persone.

Lo studio

Alcuni fattori climatici, come ad esempio una certa intensità dei raggi ultravioletti, hanno influito sull'andamento della diffusione del Covid 19 in Italia, nella prima ondata e nella seconda ondata del 2020. 

È la conclusione di uno studio scientifico condotto da un gruppo di ricercatori dell'università di Modena e Reggio Emilia, dei dipartimenti di scienze biomediche, metaboliche e neuroscienze e di ingegneria "Enzo Ferrari".

La ricerca, appena pubblicata sulla rivista nei settori della sanità pubblica e della medicina ambientale Environmental Research, ha incrociato per la prima volta dati meteorologici ed epidemiologici, ed è stata finanziata tramite un bando del Miur a cui l'ateneo emiliano ha candidato il progetto.

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Il test

I ricercatori hanno preso in esame l'andamento orario di temperature, umidità e radiazione ultravioletta nell'intero territorio nazionale durante il 2020, comparandolo all'evoluzione delle infezioni, dei ricoveri e dei decessi per Covid in ciascun giorno e provincia italiana. I dati meteo sono stati prelevati dal Centro europeo per le previsioni a medio termine, che ha una delle sue sedi a Bologna.

I risultati

Secondo i risultati dello studio pare che l'umidità esterna non abbia avuto nessuna sostanziale influenza su diffusione e severità clinica del virus nel nostro Paese, mentre una radiazione Uv eccedente ha giocato un'azione "inibitoria", specie nel corso della seconda ondata

I risultati più interessanti, tuttavia, sono emersi per quanto riguarda la temperatura all'aperto. La capacità di ridurre la diffusione e la severità dell'epidemia si è riscontrata sopra i 10 gradi ma, allo stesso tempo, anche a temperature sensibilmente inferiori.

Conclusione

L'analisi suggerisce quindi in sostanza l'esistenza di una finestra climatica ottimale che può facilitare, a parità di altri fattori, la diffusione o al contrario la prevenzione del Covid 19 a prescindere dalle altre misure adottate come il lockdown o le vaccinazioni.

"I risultati di questo studio confermano come la relazione tra ambiente e salute sia di cruciale importanza, in particolar modo in un periodo storico in cui gli effetti dei cambiamenti climatici sono all'ordine del giorno delle agende italiana ed europea –  spiega Tommaso Filippini docente alla facoltà di Medicina di Unimore –. Tale relazione non è nuova alla sanità pubblica che anche in altri ambiti riconosce i fattori di tipo ambientale quali determinanti per la salvaguardia della salute degli individui".

Comunque, "il riconoscimento del ruolo dei fattori climatici nella diffusione e severità del Covid potrà ora essere di aiuto nella valutazione degli interventi in caso di analoghe malattie infettive", conclude l'epidemiologo.