Dardust: “Lucio Dalla, il mio esempio”

Il pianista e produttore sarà premiato lunedì sera col ‘Ballerino Dalla’. “Aiuto i cantanti a esprimere la propria personalità”

Dario Faini, 47 anni, in arte Dardust

Dario Faini, 47 anni, in arte Dardust

Bologna, 2 marzo 2024 – Pianista di formazione classica, compositore, interprete di una via italiana al pop che mescola la suggestione romantica della melodia con i ritmi dance elettronici, Dardust, nome d’arte di Dario Faini, dopo un lungo tour ‘tutto esaurito’ nei teatri con il suo spettacolo Duality, torna lunedì a Bologna. Questa volta al Teatro Celebrazioni, nella serata condotta da Nina Zilli, per ricevere il Ballerino Dalla, premio come miglior producer/talent scout all’interno di CIAO Rassegna Lucio Dalla per le forme innovative di musica e creatività, organizzata nel giorno del compleanno del cantautore scomparso nel 2012, della quale il QN è media partner.

Dardust, quanto della creatività del cantautore c’è all’interno della sua produzione?

"Per un artista l’opera che crea, la musica nel mio caso, è sempre, inevitabilmente il frutto di una sintesi nella quale entrano le suggestioni con le quali, nel corso degli anni, abbiamo fatto i conti. Dalla è proprio una di queste, un ascolto casalingo che ha lasciato una traccia profonda nella mia idea del fare musica. Un’idea che, proprio come ho provato a fare con Duality , cerca di attraversare territori diversi, antitetici. Come faceva lui, che incastrava la sua scrittura poetica con una partitura ricca di riferimenti che andavano dal jazz alla classica. Giocava con le parole e con i suoni, incurante delle regole. Questa è la sua grande lezione, non solo per me, ma per tutti i ragazzi che ambiscono a fare questo affascinante mestiere".

Dalla ha dimostrato quanto importante sia la figura del produttore nel plasmare un suono. Lei ha plasmato tanti suoni di successo. Come quello del brano La noia di Angelina Mango, vincitrice a Sanremo.

"La figura del produttore è essenziale nella realizzazione di un disco, deve avere la stessa dignità artistica, nella fase di ideazione e di registrazione, del musicista per il quale lavora, ma deve anche sempre fare un passo indietro. Il suo compito non è quello di far emergere la propria personalità, ma di creare le condizioni necessarie perché il cantante definisca al meglio la propria. Era quello che faceva Mauro Malavasi con Lucio Dalla. E in questa maniera di intendere il ruolo del produttore mi sento molto vicino a lui".

Mahmood, Lazza, Angelina Mango, e la lista potrebbe continuare. Cosa hanno in comune i dischi di questi artisti con i quali ha lavorato?

"Sono figure molto diverse tra loro e ognuna ha bisogno di un approccio specifico, unico, che non si può ripetere in serie. Ma sono accomunate dal desiderio di coniugare canzone pop e complessità narrativa. Oggi il mercato culturale, e quindi anche quello della musica, richiede prodotti sempre più semplici, facilmente assimilabili e simili tra loro. Io cerco di fare esattamente il contrario. Tendo a operare per stratificazioni, sovrapposizioni, citazioni che scavano nel cuore dell’artista, lo mettono a nudo, con cambi continui, riferimenti alle sue radici, viaggi nel suo passato. Insomma, l’obiettivo è restituire al pop, alla canzone, quella dignità che ha avuto con i grandi nomi, Dalla, Baglioni, De Gregori".

Che consiglio si sente di dare a un giovane che volesse fare il suo lavoro?

"Coltivare la curiosità, non fermarsi mai, esplorare l’incredibile quantità di musica che esiste sul nostro pianeta. E, soprattutto, non pensare che per fare un brano di successo basta copiare quelli che sono ai vertici delle classifiche. Non imitate mai, assimilate dagli altri e cercate la difficoltà. Proprio come faceva Lucio Dalla".