VALERIO BARONCINI
Editoriale

Clima pesante. La situazione può degenerare

Bologna, l’Emilia e l’Italia non meritano né la foresta di Sherwood né lo sceriffo di Nottingham. Ma nel giardino dov’è approntato il cantiere delle scuole Besta, e nella città delle Due Torri, si respira un’aria pesante, con una tensione che ricorda violenze nemmeno troppo lontane.

Il rischio è che la situazione sia (ancora più) incontrollabile. Poca fotosintesi, buio nella mente: mettiamo in ordine cos’è accaduto. C’è un cantiere del Comune per una scuola che prevede il taglio di alberi: tutto lecito. C’è un comitato che si oppone: tutto lecito. Poi accade che i ‘soliti’ antagonisti o ‘nuovi’ manifestanti si infiltrino nel dissenso.

Il risultato l’avete visto: le cariche, il cantiere sabotato, l’arresto notturno, le minacce alla nostra cronista di ieri. Non è lecito.

L’arresto di un 19enne è convalidato: era entrato nell’area di cantiere, dotato di passamontagna. I carabinieri, chiamati da un cittadino in quel cantiere del Comune, hanno fermato il ragazzo che aveva opposto resistenza, hanno usato il taser e lo spray al peperoncino. Inizialmente il sindaco Matteo Lepore, con dichiarazione sorprendente, chiede di "fare chiarezza immediatamente su quanto è successo ai danni di un manifestante. Circolano ricostruzioni gravi che se confermate sarebbero inaccettabili". Solo dopo qualche ora arriva la solidarietà all’Arma (tre carabinieri feriti). Alla fine l’arresto è, ripetiamo, convalidato, col ragazzo che torna in libertà perché incensurato.

La tensione cresce e una nostra cronista viene accerchiata e insultata con frasi sessiste e minacce solo perché lavorava: inaccettabile. Abbiamo per voi lettori il dovere di raccontare la verità. Non è politica, non ha colore né tono: stiamo solo ai fatti e agli atti giudiziari. Per evitare Sherwood e gli sceriffi, ma ricordando a tutti che commettere reati non può essere una base di partenza. Nemmeno per una protesta in astratto anche comprensibile.