Virtus e Fortitudo, sempre lontane, distanti. Non solo per categoria, in questo momento, ma anche per modo di interpretare la quotidianità. Così distanti e, paradossalmente, così vicine. Cos’è che accomuna Virtus e Fortitudo in questo dicembre? Beh, entrambe hanno cambiato allenatore. La V nera dopo le dimissioni di Luca Banchi, l’Aquila dopo l’esonero di Devis Cagnardi. Modalità differenti – un esonero al posto delle dimissioni –, ma identità di vedute. Certo, Dusko Ivanovic ha una storia diversa rispetto ad Attilio Caja. Ma sia Dusko sia Attilio amano il lavoro in palestra. Gli allenamenti lunghi, talvolta sfiancanti. Verrebbe da dire figli di una visione della pallacanestro che ha avuto la sua massima (e migliore) espressione nel credo del professor Nikolic. E in tanti, non solo Ivanovic e Caja, si sono messi sulle tracce del professore. Nel tentativo di emularlo. Lavoro in palestra, tanto. E principi che partono dalla difesa. Prima ci si sbuccia le ginocchia seguendo il rivale di turno, poi si pensa all’attacco. Modalità simili con Virtus e Fortitudo che sperano di ottenere risultati di prestigio. L’Aquila dell’Artiglio, intanto, ha messo il fila tre vittorie consecutive. La Virtus del sergente di Ferro, vuole provarci. Ma la prima non ha funzionato. Come accadeva con Luca Banchi, matura una sconfitta in volata, la numero 12 in Europa in 14 gare. Con un vantaggio, 75-65, dilapidato. La Virtus fa e disfa: al santone Ivanovic il compito di risolvere questo problema per il quale si è dimesso Luca Banchi.
EditorialeVirtus e Fortitudo, mai così vicine