Contagi covid in aumento in Emilia Romagna: due anni di pandemia, 16.101 morti

Due anni di pandemia dal 2020 a oggi. "Attenzione il virus corre ancora: la variante Omicron è al 95%". Ma i ricoveri restano stabili

Covid, tutti i numeri della pandemia in Emilia Romagna

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Bologna, 16 marzo 2022 - Bologna ha celebrato i suoi martiri: in 3.725 sono morti per Covid sotto le Due Torri dal 2020. E domenica scorsa hanno fatto una distesa di cartelli di ricordo nel Crescentone di piazza Maggiore (foto) e, senza sosta, fino a mezzanotte, sono stati letti col microfono il nome, il cognome e l’anno di nascita di tutte le vittime. In prima fila c’erano il sindaco Lepore e il cardinale Zuppi. 

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La pandemia, due anni dopo. Nel 2020, in questo periodo, l’Italia si fermò. È datato 26 febbraio il primo decesso per il virus in Emilia Romagna: fu un paziente lombardo di 70 anni che ha cessato di vivere a Parma. Da allora ce ne sono stati altri 16.100 di morti in regione, 17 anche ieri. In media: 670 vittime al mese, 22 al giorno. Ora che, per fortuna, la pandemia ha rallentato, fra guerra, crisi economica, bollette pazze e carburante alle stelle ci stiamo un po’ tutti dimenticando di questo stramaledetto virus che ha cambiato negli ultimi 24 mesi le abitudini di mezzo mondo.

Da 15 giorni, va detto, i contagi hanno cominciato a rialzare la testa: dai 1.492 del primo marzo siamo passati ai 2.279 di ieri. Ma va ricordato che a metà gennaio, pur in presenza di un numero assai più elevato di tamponi, i contagi giornalieri superavano in regione le ventimila unità. E un dato che per ora rassicura è anche quello dei ricoveri: nonostante la crescita delle persone positive al Covid, i ricoveri sono in calo, sia quelli ordinari che quelli nella terapia intensiva. Coi vaccini siamo a buon punto: abbiamo il 93,7% degli over 12 anni immunizzati. La Regione ieri ha fatto un bilancio di due mesi della piattaforma per l’autotesting: caricati oltre 45mila tamponi rapidi antigenici.

Evolve con l’incedere della pandemia il lavoro dell’Unità Operativa di Microbiologia del Laboratorio Unico di Pievesestina di Cesena, diretta dal professor Vittorio Sambri, centro regionale che analizza i tamponi. Calano i casi, scende il numero dei tamponi processati ogni giorno (oltre 13 mila nei momenti acuti).

Professor Sambri cosa sta cambiando nel vostro lavoro?

"Intanto che il numero di campioni che ci arrivano è molto inferiore rispetto al picco dei contagi. Siamo intorno ai 3mila al giorno. La discesa dei nuovi casi ci ha portato a riesaminare la necessità di continuare il tracciamento. Avremmo potuto calare ancora se le farmacie avessero potuto continuare ad effettuare gratuitamente i tamponi di fine quarantena che ora, per disposizione della Regione, sono a pagamento".

Quindi, ora come procede la trafila del tampone?

"Se si va in farmacia si paga, altrimenti bisogna farselo prescrivere dal proprio medico, si va al drive trough per il prelievo e noi lo processiamo".

Come ha inciso sulla vostra organizzazione il calo dei contagi?

"Abbiamo chiuso, dopo due anni, il turno notturno poiché ora il numero dei tamponi ci consente di continuare a processarli entro 24 ore dall’arrivo".

Cosa dicono i tamponi che certificate in questo periodo?

"Sta venendo fuori con una certa decisione la cosiddetta sottovariante Omicron 2. Tre settimane fa era al 5 per cento delle sequenze, i conti di oggi (ieri, ndr) ci dicono che è già al 29 per cento".

Cosa cambia rispetto ad Omicron?

"Non molto, è sempre lei, ha sicuramente un’alta capacità di diffusione. Cammina tanto".

Per questo i casi risalgono?

"Certo, i casi sono aumentati, non c’è dubbio. E’ la dimostrazione della sua elevata contagiosità. Ma un po’ di colpa ce l’hanno anche le persone. Un minimo di attenzione ci vuole ancora. Non bisogna abbassare le mascherine e il distanziamento è ancora consigliato. Misure fastidiose, certo, ma ancora necessarie".

Siamo ancora qui a lottare. Cosa succederà nell’immediato futuro?

"Dobbiamo continuare a gestire la pandemia come attività routinaria".

E l’auspicata immunità di gregge?

"Non esiste per le affezioni del tratto respiratorio. E’ un approdo a cui credeva solo il leader inglese Boris Johnson, ossia muore chi muore e gli altri sono a posto. Ce lo insegnano i veterinari, l’immunità per i coronavirus dura poco"

Sono tanti i trivaccinati contagiati.

"Non mi stupisce, l’immunità verso il Covid è incompleta e dura un tempo limitato. Chi ha fatto il booster a novembre non ha la stessa immunità che aveva ad un mese dal vaccino. Questo tuttavia è un momento tranquillo ed è ora che occorre fare ragionamenti programmatori".

Chi fare la quarta dose?

"Ancora non è chiaro. Avremo a che fare con questa bestia e con i vaccini almeno fino a quando non ci saranno farmaci che costano meno del vaccino e sono meno tossici di quelli attuali. Ci arriveremo. Ora considero più efficaci gli spray che creano una barriera verso il virus".