Giornate Fai d'autunno 2023, dalle scuole ai palazzi storici: bellezze da scoprire in Emilia Romagna

Ben 47 luoghi aperti in occasione della dodicesima edizione della manifestazione

Palazzo Malvezzi de' Medici, Palazzo Bevilacqua Costabili e l'Accademia Belle Arti di Ravenna

Palazzo Malvezzi de' Medici, Palazzo Bevilacqua Costabili e l'Accademia Belle Arti di Ravenna

Bologna, 5 ottobre 2023 – Torna l’appuntamento con la bellezza spesso inaspettata e sconosciuta, tornano le giornate Fai d’Autunno: sabato 14 e domenica 15 ottobre si celebra, infatti, la dodicesima edizione dell’atteso evento di piazza che il Fai - Fondo per l’ambiente italiano dedica ogni anno all’inestimabile - eppure, non di rado, trascurato - patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese.

Durante il fine settimana – animato e promosso dai gruppi Fai giovani, assieme a tutti i volontari della rete territoriale della Fondazione – saranno proposte visite speciali, a contributo libero, in 700 luoghi straordinari, situati in oltre 350 città d’Italia, spesso inaccessibili o semplicemente insoliti, originali, curiosi, poco conosciuti e valorizzati (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it). In Emilia-Romagna le aperture previste sono 47.

Tra le aperture università e luoghi di istruzione

Tra i luoghi aperti di questa edizione si segnalano, in tutta Italia, 11 sedi universitarie e fino a 32 luoghi di istruzione, da scuole ad accademie, da centri di ricerca a laboratori per la formazione. «Questa edizione delle Giornate Fai – ha dichiarato il presidente Marco Magnifico – intende ribadire il ruolo fondante che scuole e università hanno sulla qualità del futuro del nostro Paese. Università, licei o istituti tecnici in Italia sono spesso edifici di valore storico e artistico, meritevoli di essere visitati, scoperti e valorizzati, ma il loro valore è soprattutto nel custodire, tramandare e promuovere la conoscenza, per costruire la cultura dei cittadini di oggi e di domani. Educare i cittadini alla conoscenza è anche lo spirito che anima la nostra missione e muove le Giornate Fai». Per due giorni 700 luoghi in Italia saranno come “classi” a cielo aperto, in cui tornare ad imparare, e in cui a insegnare saranno gli studenti, nella consueta veste di ‘apprendisti ciceroni’.

Settecento aperture in 350 città d’Italia

Tra le settecento proposte pronte a svelarsi in oltre 350 città d’Italia, in tutte le regioni, sarà possibile visitare, oltre ai luoghi del sapere, palazzi storici, ville, chiese, castelli, edifici di archeologia industriale, laboratori artigiani e siti produttivi, ricchi di storia e curiosità. E ancora: musei, collezioni d’arte, aree archeologiche, biblioteche. Saranno in programma, inoltre, itinerari nei borghi e percorsi in aree naturalistiche, parchi urbani, orti botanici e giardini storici. Insomma: archeologia e architettura, arte e artigianato, tradizione e memoria, antico e moderno, città e campagna. Un patrimonio culturale immenso e capace di raccontare il nostro Paese da innumerevoli punti di vista.

‘Ottobre del Fai’

A chi desideri partecipare sarà suggerito un contributo libero, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del Fai. Le Giornate Fai d’Autunno sono l’evento principale della grande campagna nazionale di sensibilizzazione e raccolta fondi “Ottobre del Fai”, promossa dalla Fondazione a sostegno del patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese. A partire dal 2023, infatti, ottobre sarà per il Fai e i suoi iscritti “il mese del patrimonio”: un bene di tutti, e verso cui tutti hanno una responsabilità. Non a caso, lo slogan dell’iniziativa è “Fai la tua parte”, perché il destino dell’Italia è nelle nostre mani, e tutti possiamo esserne protagonisti. Durante le Giornate FAI d’Autunno coloro che sono già iscritti al Fai potranno beneficiare degli accessi prioritari in ogni luogo aperto, di aperture e visite straordinarie in molte città e altre opportunità e iniziative speciali. In occasione di ‘Ottobre del Fai’, a chi si iscriverà per la prima volta al Fai - sia online che presso i luoghi aperti – sarà dedicata un’agevolazione di 10 euro in meno su ogni tipo di quota.

I luoghi aperti in Emilia-Romagna

Tra le 47 aperture previste da Piacenza a Rimini, ecco una selezione delle più interessanti. L’elenco completo è disponibile sulla pagina del Fai: basta cliccare sulla foto di ciascuna apertura per conoscere le modalità di visita e se è obbligatoria la prenotazione.

Bologna

Palazzo Banca d’Italia, sede di Bologna Durante le Giornate FAI d’Autunno 2023 i visitatori avranno la possibilità eccezionale di ammirare gli spazi più importanti del Palazzo della Banca d’Italia, nel centro di Bologna, progettato in stile eclettico nella seconda metà dell’Ottocento dall’architetto napoletano Antonio Cipolla per ospitare questa importante istituzione finanziaria. In particolare, si potranno conoscere il grande scalone monumentale, la Sala Consiglio e lo splendido Salone del Pubblico con il soffitto vetrato e decorato.

Sarà oggetto di narrazione anche l’importante apparato decorativo del portico, opera di Gaetano Lodi (1830-1886), pittore di Crevalcore (BO), autore anche dei graffiti nel cortile dell’ex Ospedale della Morte, della “saletta egizia” di palazzo Sanguinetti e della decorazione di vari teatri bolognesi. Ogni volta del portico rappresenta un fatto della storia antica e recente dell’Italia, fino all’Unità, ricordi di esplorazioni e scoperte geografiche, raffigurazioni allegoriche di città e loro stemmi.

Palazzo Malvezzi de’ Medici Attuale sede della Città metropolitana di Bologna, il palazzo fu costruito nella seconda metà del Cinquecento per volere di Paola di Antonio Maria Campeggi, vedova di Giovanni di Bartolomeo Malvezzi, su progetto di Bartolomeo Triachini. L’edificio presenta lo sviluppo tipico dei palazzi più importanti del ‘500 bolognese e si caratterizza per una ricca decorazione al suo interno. La facciata ha uno sviluppo imponente e grandioso a tre ordini sovrapposti. Nel 1725 il Marchese Giuseppe Maria Malvezzi de’ Medici fece realizzare il maestoso scalone d’onore su disegno dei Bibiena e sotto la direzione di Alfonso Torreggiani e cinque anni dopo fece restaurare il portico esterno. Verso la metà del secolo XIX gli interni, in particolare al piano nobile, furono oggetto di una trasformazione, voluta da Giovanni Malvezzi de’ Medici, ad opera di Francesco Cocchi, i cui interventi scenografici erano pensati per ospitare feste, convivi e salotti letterari che portarono qui i più importanti intellettuali dell'epoca, tra cui Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi.  

Collegio Venturoli Istituzione che ha permesso lo sviluppo di una grande scuola artistica bolognese, il collegio Venturoli venne fondato dall’architetto Angelo Venturoli allo scopo di garantire il sostegno a giovani promettenti nel campo dell’arte. A partire dal 1825, per i suoi primi cento anni di attività, il collegio ha accolto giovani offrendo loro per otto anni, oltre che vitto e alloggio, un’inusuale e prestigiosa formazione scolastica. Qui si sono formati alcuni dei più importanti artisti e architetti bolognesi del XIX e XX secolo, quali Raffaele Faccioli, Giuseppe Romagnoli, Luigi Serra, Roberto Franzoni, Farpi Vignoli e Giorgio Trebbi. Di grande interesse artistico è l’edificio che ospita il collegio, un complesso le cui origini risalgono al XVI secolo, quando ospitava il Collegio Illirico-Ungarico, e che ha assunto l’attuale conformazione verso la fine del XVII ad opera di Giovanni Battista e Giuseppe Antonio Torri. Particolarmente pregevole il ciclo di affreschi settecenteschi con episodi della Storia della Croazia e dell’Ungheria di Pizzoli, che troviamo nelle grandi sale del piano terra, e un trompe d’oeil di Fantuzzi nel bel giardino interno.

Ferrara

Palazzo Bevilacqua Costabili - Dipartimento di Economia e management dell’Università di Ferrara In occasione dei 25 anni di attività, apre al pubblico il Dipartimento di Economia e management che ha sede a Palazzo Bevilacqua Costabili. Voluto dalla nobile famiglia Bevilacqua, alla metà del XV secolo, prende il nome dei Costabili nei primi anni Trenta dell’Ottocento con Giovan Battista. Venduto nel 1916 al conte Francesco Mazza, che lo trasforma in un convitto femminile, tornò residenza per la contessa Maria Giglioli e il marito, Gaetano Boschi, illustre neuropsichiatra e direttore dell’Ospedale psichiatrico di Ferrara, nel 1930. Nel 1961 il palazzo venne comprato da un’immobiliare con l’intento di farne un centro commerciale, residenziale e per uffici e venne abbandonato fino al 1988, quando il Comune di Ferrara lo acquistò e nel 1997 lo diede in uso all’Università per 99 anni. Palazzo Bevilacqua Costabili ha subito diverse trasformazioni nel tempo, nato su preesistenze quattrocentesche, ha la facciata secentesca intonacata e decorata, mentre di chiaro impianto cinquecentesco è il loggiato verso la corte interna. Lo scalone monumentale è settecentesco e le decorazioni pittoriche ottocentesche. Le stanze decorate sono al piano nobile: tra queste, la Sala di Amore e Psiche la quale presenta, sulla volta quadrata, quattro tondi dipinti con scene del mito circondati da una ricca decorazione con festoni, ghirlande di fiori e motivi geometrici. Autore del dipinto è Francesco Migliari, importante protagonista dell’Ottocento ferrarese. La visita durante le Giornate Fai d’Autunno, in collaborazione con il Dipartimento, prevede un percorso che svelerà le tracce e i lacerti risalenti al Quattrocento, le parti architettoniche nascoste, i soffitti ottocenteschi decorati, fino ad arrivare al racconto del recupero come sede universitaria.  

Argenta e don Minzoni: dopo la bufera Una passeggiata nel centro cittadino costituirà l’occasione per approfondire la storia di Argenta e rivedere, attraverso un importante patrimonio documentale e testimonianze, com’era prima della devastazione della Seconda Guerra Mondiale. Il percorso storico si intreccerà con i luoghi di Don Minzoni il quale, durante la sua attività pastorale, lasciò qui un segno indelebile. Giovanni Minzoni nacque a Ravenna il 29 giugno 1885. Nel 1909 fu ordinato sacerdote e nel 1910 divenne cappellano nella parrocchia di San Nicolò di Argenta. Seppe distinguersi subito per le sue capacità organizzative, per la franchezza, la cordialità, l’attitudine comunicativa e per la sua vocazione per un ministero operoso. Nell’estate del 1916 fu chiamato nelle forze armate italiane. Venne insignito della medaglia d’argento al valore militare. Nel giugno 1919, nominato parroco di San Nicolò, riprese a operare per l’organizzazione educativa dei ragazzi, di cui sono testimonianza il doposcuola, la biblioteca circolante, il teatro parrocchiale, i circoli maschile e femminile, le due sezioni scout e quella sociale dei lavoratori.

Divenne ispiratore e guida delle iniziative pubbliche dei cattolici argentani. Scelse di battersi “contro la vita stupida e servile che ci si vuole imporre”. La sera del 23 agosto 1923, mentre rincasava, venne aggredito mortalmente da due squadristi, membri della MVSN. Il cordoglio popolare fu profondo e diffuso. Il percorso durante le Giornate FAI d’Autunno toccherà il Duomo di San Nicolò, ove si trova la sua sepoltura; la ex-chiesa di San Lorenzo che ospita, in occasione del centenario dalla morte, due mostre; il vicolo dove fu assassinato e dove è stato realizzato il murales commemorativo e infine il piccolo museo, in prossimità della chiesa di San Giacomo. Proprio quest’anno è stato avviato il processo di beatificazione. Alle celebrazioni dello scorso 23 agosto hanno partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Cardinale Zuppi, inviato di Papa Francesco, e Monsignor Ghizzoni, vescovo dell’arcidiocesi di Ravenna, oltre alle autorità locali e ai numerosissimi scout provenienti da tutta Italia.

Ravenna

Accademia di Belle Arti L’Accademia di Belle Arti, una delle eccellenze fra le scuole d’arte per il mosaico, fu fondata nel 1829 da Ignazio Sarti che progettò l’edificio a ridosso della storica Biblioteca Classense. Diresse l’accademia per 27 anni e alla sua scuola, in pieno neoclassicismo, si formarono i migliori artisti dell’Ottocento ravennate. Altri protagonisti furono pittori, scultori e artisti di fama quali Arturo Moradei, Vittorio Guaccimanni, Orazio Toschi, Giovanni Guerrini. Da citare inoltre Renato Signorini, Luigi Varoli, Giannantonio Bucci, Giò Pomodoro, Tono Zancanaro, Umberto Folli.

L’accademia si trasferì poi entro la sede del Museo d’Arte di Ravenna, nella sede attuale; gli alunni e i docenti della scuola progettarono, poi, l’ampliamento dell’edificio in chiave razionalista per ospitare al meglio le attività di formazione nei vari settori dell’artigianato artistico. Il percorso durante le Giornate FAI d’Autunno si snoderà attraverso le aule di mosaico, pittura, scultura e decorazione con materiale di recupero, laboratori di oreficeria e incisione – con uno storico tornio per litografie – la galleria dei gessi e i corridoi con le principali opere d’arte esposte.

Gli studenti stessi dell’Accademia illustreranno alcuni dei più pregevoli elaborati artistici, quali il mosaico Il Pugilatore, da cartone di Cafiero Tuti, l’esposizione di gioielli, gli abiti in mosaico realizzati con materiali inconsueti, di straordinario fascino, la serie di tarocchi in mosaico, le realizzazioni in micro-mosaico e alcuni gessi della Gipsoteca.

Forlì 

Abbazia di San Mercuriale L'abbazia di San Mercuriale è dedicata al primo vescovo della città di Forlì e rappresenta uno dei suoi più importanti monumenti storico-artistici, ubicato proprio nel cuore dell'attuale centro storico. Al momento della sua fondazione, tuttavia, la chiesa si trovava al di fuori delle mura cittadine ed era conosciuta come "l'Abbazia fuori le mura" oltre il "Campo dell'Abate".

Oggi ha la dignità di basilica minore. La testimonianza della chiesa e del monastero di San Mercuriale risale all'atto dei vallombrosani dell'8 aprile 894, con cui Domenico Ublatella, arcivescovo di Ravenna, donò alcuni fondi all'abate Leone. L'abbazia venne probabilmente edificata sui resti della pieve risalente al VI secolo dedicata a Santo Stefano - primo martire della cristianità – nel Campo dell'Abate, fuori della città (non longe a civitate Liviensi), separata dal letto del fiume Rabbi.

Fu distrutta nel 1173, a seguito di scontri tra guelfi e ghibellini, e poi riedificata in stile romanico con dimensioni maggiori. La chiesa fu poi inglobata all'interno delle mura nel XIII secolo, formando la Piazza Maggiore. L'architettura, i tesori d'arte e la storia millenaria rendono San Mercuriale un gioiello dell'arte e della cultura forlivese. Sebbene la chiesa risulti normalmente fruibile negli orari di apertura giornalieri, pochi conoscono la storia delle numerose trasformazioni e ampliamenti.

La visita metterà in luce proprio queste trasformazioni e i numerosi tesori artistici al suo interno. Tra le opere più importanti vi sono le pale di Marco Palmezzano (Immacolata col Padre Eterno in gloria e i Santi Anselmo, Agostino e Stefano e Madonna col Bambino in trono tra i Santi Giovanni Evangelista e Caterina d'Alessandria), il polittico dedicato a San Mercuriale nella cappella Mercuriali e il Sepolcro di Barbara Manfredi. Anche la facciata ospita un autentico capolavoro: la lunetta del portale è infatti impreziosita dall'altorilievo duecentesco Sogno e realizzazione dei Magi, attribuito al Maestro dei Mesi di Ferrara. Si ritiene che tale opera scultorea rappresenti uno tra i primi presepi scolpiti della storia.

Saludecio 

Chiesa e chiostro del convento dei frati Girolomini Saludecio è un piccolo borgo adagiato sulle colline della provincia riminese, il cui paesaggio è addolcito dal verde degli ulivi e dei vigneti, che degradano verso l'azzurro del mare Adriatico. Il caratteristico centro medioevale, circondato dalle intatte mura malatestiane, è riconoscibile dai suoi tre campanili tra i quali spicca l'imponente Torre Civica ed è attorniato dal viale dei Tigli, dal Giardino dei profumi e dal Parco delle Rimembranze. Tra le chiese, spicca quella del convento dei Frati Girolomini, edificata nei primi anni del 1600, quando i frati arrivarono a Saludecio su richiesta della comunità a causa del periodo di epidemia che la popolazione stava vivendo. La chiesa oggi è di proprietà del comune, che ha provveduto a restaurarla rifacendo il pavimento, il tetto e riportando i dipinti e i reliquiari all'antico splendore.

In evidenza, il suo insolito campanile a forma circolare che dimostra le forti influenze provenienti dall'esterno. Associato alla chiesa, c'è il convento seicentesco che conserva ancora un suggestivo chiostro, uno splendido giardino da cui è possibile ammirare tutta la valle del Conca e una meravigliosa testimonianza della presenza dei frati con il dipinto "dell'albero dei Priori" che si trova di fronte all'ingresso principale. Oggi il convento è gestito dall'ordine delle Suore dell'Immacolata come casa di Spiritualità Don Masi. Nelle giornate Fai di Autunno, accompagnati dalle guide locali, messe a disposizione dal comune stesso, si scopriranno le bellezze storico artistiche custodite nella chiesa e nell'adiacente chiostro del convento dei frati Girolomini, recentemente restaurato.