Green pass e sci: impianti al via. "L’Appennino soffre, va aiutato"

Flavio Roda, presidente Fisi: "Ci saranno controlli a campione. Ora la politica migliori la viabilità"

Da oggi si ricomincia a sciare: in festa gli amanti della montagna

Da oggi si ricomincia a sciare: in festa gli amanti della montagna

Bologna, 4 dicembre 2021 - Signori si parte. Prego, si sale in seggiovia. Oggi non sarà forse una data epocale ma sicuramente entusiasmante per il popolo dello sci. Gran parte degli impianti nel Nord Italia e in Appennino alza il sipario dopo un anno e mezzo di austerity dovuta all’emergenza virus. Sci, racchette, casco, mascherina e Green pass e si va. Flavio Roda, presidente della Federazione sci, bolognese di Vidiciatico e presidente della Corno alle scale srl, ha contribuito alla realizzazione del protocollo anti Covid per il turismo della neve.

Da oggi si ricomincia a sciare: in festa gli amanti della montagna
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Le regole per accedere alle piste sono penalizzanti per il mondo dello sci? "Accettabili ed equilibrate perchè condivise fra scienziati, governo, Fisi e operatori della neve, compresi i maestri di sci. Tutte le località, dalle Alpi, alle Dolomiti all’Appennino si sono riorganizzate. L’importante è ripartire. Se si chiude di nuovo molti comprensori falliranno".

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Come la mettiamo col Green pass? "Per accedere agli impianti è necessario. E’ bene ricordare che dal 6 dicembre al 15 gennaio entrerà in vigore il super Green pass, ma per sciare è sufficiente quello base, quindi anche un tampone negativo in zona bianca o gialla".

C’è differenza fra gli impianti al chiuso e quelli aperti? "Funivie e cabinovie possono viaggiare con l’80% della capienza e la mascherina è obbligatoria. Seggiovie e skilift non hanno limiti di portata, ma serve anche qui la mascherina. Ii ragazzini sotto i 12 anni non hanno obblighi".

Chi controlla? "I gestori degli impianti si sono organizzati per evitare file con affollamenti. Potranno fare controlli a campione, ma ci sono anche finanzieri, carabinieri e poliziotti in servizio sulle piste".

Il personale è disponibile? "Certo. Ma il problema è che si fatica a trovare addetti agli impianti, come succede per i ristoranti e i locali in pianura".

Possibile? "Il lockdown della neve ha allontanato molti lavoratori verso strade diverse. Trovarne di nuovi formati per il funzionamento degli impianti, per i battipista e per la gestione è sempre più difficile".

Rifugi e ristoranti? "Valgono le stesse regole delle città".

Il mondo dello sci non sempre ha fatto sistema. "Vero, ma stavolta con l’emergenza c’ stato un passo avanti. Maestri, impiantisti, albergatori e federazione hanno lavorato insieme per il protocollo. Questa è la strada giusta".

Ma i ristori non arrivano. "In parte sono già stati versati. La procedura è completata. Ormai ci siamo, ma bisogna fare in fretta. Gli operatori hanno alle spalle spese pazzesche".

Tipo? "Un esempio. Un locale chiuso soffre, ma ha meno spese. Gli impianti di sci fermi per un anno e mezzo hanno avuto ugualmente spese per manutenzione, collaudi, tecnologia da adeguare, protezioni sulle piste danneggiate dalla neve da rifare. Senza incassare un euro".

Che differenza c’è fra operatori di Alpi e Dolomiti e quelli dell’Appennino? "Come il giorno e la notte. Le regioni del Nord, soprattuto quelle autonome, dispongono di risorse che in Appennino non esistono. Qui bisogna fare da soli".

Cosa si può fare? "La politica deve aiutare di più l’Appennino. Non soldi, ma opere di bene. La viabilità nella maggior parte dei casi è ferma a 40 anni fa. Il sistema neve crea beneficio all’intera economia della montagna, dà lavoro a negozi, alberghi, locali, ristoranti. Ecco perchè va sostenuto. Serve un cambio di passo".