FEDERICA ORLANDI
Emilia Romagna

I due liquidatori nel mirino: "Nessuna irregolarità". Choc nella Bologna bene

La difesa di Di Stefano e Scorzoni: "I nostri investimenti hanno reso". Le loro società sono nella centralissima via Castiglione, in un palazzo d’epoca.

I gioiellieri delle oreficerie del centro storico di Bologna lo conoscevano bene: Jacopo Di Stefano, hanno detto agli inquirenti, era un loro "antico e abituale cliente". Peccato che ora la Procura di Milano contesti all’imprenditore bolognese, cui erano riconducibili le società che avevano acquisito le quote di Itavia e ne erano perciò divenute socie di maggioranza, di avere pagato quei Rolex da collezione e del valore di quasi centomila euro l’uno, oltre ad altri gioielli per un totale di oltre 650mila euro, con il denaro ricevuto dalla sua azienda nel finanziamento da 130 milioni di euro, mai restituito, ottenuto dalla società Itavia Spa, dopo che questa, nel 2020, era stata risarcita dai Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture. Risarcimento giunto a seguito, come è noto, delle responsabilità accertate fino in Cassazione sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980, che causò 81 morti e, all’epoca, aveva portato alla revoca della licenza per le attività di volo della compagnia aerea che era di conseguenza fallita.

Indagato con il bolognese Di Stefano, 52 anni, anche Marco Scorzoni, coetaneo e concittadino. I due, componenti del Cda e amministratori di Itavia dal 2021, società di cui avevano acquisito il 65% delle azioni, erano i vertici delle due società Keep Rising e Jds-Fin Holding spa, entrambe parte del ’Gruppo Di Stefano’ e con sede in via Castiglione 8, Palazzo Pepoli: la seconda è quella in favore della quale era stato disposto il finanziamento da 130 milioni di euro, la prima invece quella che fungeva da garante autonomo . Una sorta di cortocircuito per l’accusa, che evidenzia il "palese conflitto di interessi" dei due.

Ma gli indagati, assistiti dall’avvocato Simone Sabattini, respingono con forza ogni accusa: "Gli investimenti intrapresi e oggetto di preliminare contestazione sono stati investititi e hanno fruttato e portato direttamente nelle casse della società oltre dieci milioni di euro per i soli rendimenti maturati. Questa vicenda origina da interessi di natura privatistica circa le aspettative di lucro dei soci di minoranza, che hanno sollecitato l’intervento dell’autorità giudiziaria. Diversamente da quanto riportato dagli organi di stampa – proseguono –, in sede societaria e in accordo con le Autorità preposte, sono in corso i rimborsi richiesti dal tribunale civile di Genova secondo un piano con modalità condivise con Itavia spa. Qualsiasi riferimento a sottrazione dei risarcimenti e/o azzeramento degli stessi è priva di qualsivoglia fondatezza. Saranno intraprese in tutte le sedi azioni giudiziarie per chiarire al più presto l’accaduto e per evitare ulteriori speculazioni o illazioni sul nostro operato, nella consapevolezza che chi ha agito lo ha fatto sempre nell’interesse della società".