Padre accoltellato a Fano, il giudice: "Non volevano uccidere"

Il giudice alleggerisce l’imputazione a carico dei due giovani che nell’ottobre 2018 aggredirono un uomo in via Arco d’Augusto. Condannati per lesioni gravi

Via Arco d’Augusto dove avvenne l’accoltellamento

Via Arco d’Augusto dove avvenne l’accoltellamento

Fano, 28 novembre 2019 - «Non volevate uccidere, anche se ci siete andati molto vicino». Così il giudice Francesco Messina ha accompagnato ieri mattina la lettura della sentenza sul caso dei due ragazzi a processo per l’accoltellamento al Pincio del 4 ottobre 2018. Per lui non si è trattato di tentato omicidio, ma di lesioni aggravate. Un alleggerimento dell’accusa che ha comunque portato a una condanna. Anzi, a due. Tre anni di reclusione per Maurizio Chiacchio, il 23enne di Cartoceto, ritenuto l’accoltellatore (difeso dall’avvocato Marco Defendini), e 2 anni e 8 mesi a Riccardo Scala, 23 anni, di Colli al Metauro (difeso dall’avvocato Umberto Levi). Il pm Silvia Cecchi ha sostenuto l’ipotesi più grave del tentato omicidio e chiesto una pena a 6 anni di carcere per Chiacchio e a 4 per Scala. Alla vittima dell’aggressione, Jesus Pautasso, 32enne di origini cilene, parrucchiere, residente a Colli al Metauro, che si è costituito parte civile, è stata liquidata una provvisionale di 5mila euro. Per avere il resto della sua richiesta di risarcimento danni dovrà rivolgersi al giudice civile. I due imputati erano presenti in aula al momento della lettura del provvedimento. Hanno ascoltato in silenzio le parole del giudice. Sono entrambi ancora ai domiciliari. I loro legali hanno già annunciato di ricorrere in appello. «Scala non c’entra nulla – spiega Levi – Jesus è stato colpito alla mano dal coltello di Chiacchio. È stato lui a sferrare il fendente. Scala neppure sapeva che l’amico avesse con sé quella lama».

Sangue in pieno giorno A scatenare quella zuffa, esplosa in un pomeriggio d’ottobre, verso le 17, all’Arco d’Augusto (foto), in pieno centro a Fano, sotto gli occhi terrorizzati di chi si è trovato ad assistere alla scena, sarebbero state vecchie ruggini tra i due amici e Pautasso. Scala sostiene, a detta del suo legale, che Pautasso si divertiva a bullizzarlo. Dopo mesi e mesi di sopportazione, quel pomeriggio, il 32enne si è ribellato. Pautasso avrebbe reagito. Così Chiacchio sarebbe intervenuto e ha tirato fuori quella lama con la quale ha colpito la vittima alla mano e in fronte. «L’ho fatto solo per difesa - aveva detto Chiacchio durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giacomo Gasparini – mi aveva preso per il collo e io l’ho ferito. Ma ho dato solo un colpo. Lui è un prepotente. Se la prendeva sempre con noi». Una versione che la vittima ha sempre respinto. Pautasso aveva raccontato che non vedeva i due da almeno 3 anni prima di quel giorno. Ha detto che era a passeggio con la fidanzata quando «improvvisamente Chiacchio e Scala mi si sono scagliati contro e mi hanno ferito col coltello». Non volevano ucciderlo. Lo ha detto anche il giudice. Ma ci è mancato poco. Questa volta gli è andata bene. A tutti e tre.