Inflazione a Fermo, stangata da 5mila euro

L’analisi del centro studi Cgia sulla perdita del potere d’acquisto delle famiglie negli ultimi due anni. E’ comunque sotto la media nazionale

Stangata dall'inflazione per i fermani

Stangata dall'inflazione per i fermani

Fermo, 25 marzo 2024 – Ciascun nucleo familiare della provincia di Fermo tra il 2023 e il 2022 ha subito una perdita di 5.487 euro relativamente al potere di acquisto. A sottolinearlo è un’analisi realizzata dal Centri Studi della Cgia.

Analizzando ancor più nel dettaglio la situazione generata dall’aumento del costo della vita in provincia di Fermo emerge che le consistenze dei depositi ovvero i risparmi custoditi nelle banche del fermano ammontavano alla fine del 2021 a 3.152 milioni di euro. L’erosione del potere d’acquisto a causa dell’inflazione è stata pari a 421 milioni di euro. Viene definita dagli esperti la patrimoniale ’indotta’ dall’inflazione. Negli ultimi due anni l’inflazione si è abbattuta sui conti correnti con la forza di una patrimoniale.

Al netto dei nuclei che hanno trasferito una parte dei propri risparmi nell’acquisto di titoli di Stato, la stragrande maggioranza ha subito gli effetti negativi della perdita di potere d’acquisto indotta dal fortissimo aumento dei prezzi registrato nel 2022 e nel 2023 (nel biennio pari a +14,2 per cento). A livello nazionale, nell’ipotesi che le consistenze dei depositi bancari riferiti al 31 dicembre 2021 siano rimaste le stesse anche negli anni successivi, si ipotizza che le famiglie italiane abbiano subito una ’decurtazione’ media dei propri risparmi di 6.257 euro, con punte di 9.220 euro in Trentino Alto Adige, 7.432 euro in Lombardia e 7.121 euro in Veneto.

A livello provinciale, invece, la perdita di potere d’acquisto più elevata si sarebbe registrata a Bolzano con un importo medio per deposito bancario pari a 10.444 euro, a Milano con 8.677 euro e a Trento con 8.048 euro. Gli esperti della Cgia sottolineano la necessità di attuare un taglio della spesa improduttiva.

"È indispensabile ridurre il deficit – sostengono i ricercatori della Cgia – e conseguentemente, il debito pubblico, sarebbe auspicabile, oltre a una seria lotta all’evasione fiscale, tagliare la spesa pubblica di parte corrente, ’rispolverando’ la cosiddetta spending review lanciata più di dieci anni fa dall’allora Governo presieduto da Mario Monti. Proposta, quest’ultima, che, purtroppo, sembra ormai essere caduta nel dimenticatoio. Di risparmio della spesa, anche attraverso l’efficientamento della nostra macchina pubblica, in ambito politico ormai non ne parla praticamente più nessuno".