
Roberto aveva iniziato a lavorare in pizzeria
Quella di Roberto G., 42 anni, di Bergamo, arrivato nelle Marche e nel Fermano per motivi familiari e incappato in una poco edificante vicenda legata al lavoro, è una delle storie, purtroppo, che possiamo definire all’italiana. Una storia di quelle che, senza per forza generalizzare, dà l’idea di quanto i logori proclami su diritti e tutele dei lavoratori, trovino poca aderenza nella realtà e del fatto che, alla fine, chi resta beffato è sempre l’anello debole della catena: il lavoratore, appunto.
Roberto fa il pizzaiolo, è arrivato a Porto Sant’Elpidio nel 2023 e, fatta la stagione in un villaggio turistico, a settembre comincia a lavorare in una pizzeria: "Per limitare le spese dei contributi, il titolare mi fa un contratto part time. Lavoravo il doppio delle ore previste e intanto sollecitavo di essere messo in regola perché non era una situazione quella in cui mi trovavo". Scadono i tre mesi del contratto, gli viene offerto di prolungarlo ma, a quelle condizioni, Roberto preferisce di no.
Chiede di avere l’ultima mensilità, tfr compreso ma il titolare non ne vuole sapere. Trascorrono i mesi e Roberto pensa di rivolgersi a un sindacato "che però non mi ha saputo offrire soluzioni concrete. Avvilito, ma deciso a non regalare il mio (duro) lavoro al mio ex datore di lavoro, ad aprile 2024 decido di fare denuncia all’Ispettorato del Lavoro".
Trascorrono altri mesi ma nessuna notizia su quel fronte. Dopo 15 mesi, pochi giorni fa, riceve una raccomandata in cui una responsabile dell’Ispettorato "mi comunica che hanno accettato un debito 457 euro nei miei confronti ma poiché il titolare non ha risposto a tale diffida, non versandomi la somma, la diffida ha assunto valore esecutivo. Anche se la somma che mi doveva era superiore a 1000 euro, sia pure dopo un anno e più, qualcosa avrei recuperato". Sbagliato.
"Con quel decreto avrei dovuto assumere un avvocato, pagarlo di tasca mia per fare causa al mio ex titolare (che nel frattempo aveva chiuso la pizzeria e cambiato lavoro). Un’ingiustizia". Ma Roberto (ora disoccupato) il tentativo lo fa, e si sente dire dal legale che sì, poteva pure fare causa ma difficilmente avrebbe recuperato i soldi e comunque la spesa sarebbe stata maggiore dell’impresa. Così rinuncia. La morale che trae da questa vicenda: "Ho lavorato in diversi posti in tutta Europa, le uniche due fregature lavorative le ho avute proprio nelle Marche". E aggiunge, sconsolato: "Mi dicono che questo è un modus operandi piuttosto diffuso. Sarà tempo di cambiare qualcosa?".
Marisa Colibazzi