MATTEO RADOGNA
Cronaca

Documenti falsi in cambio di soldi. Finiscono a processo 90 persone. Per ogni straniero settemila euro

L’associazione a delinquere è accusata anche di favoreggiamento di immigrazione clandestina e truffa. Riuscivano a creare carte d’identità fasulle, permessi di soggiorno, patenti di guida e visti simili agli originali.

Un agente controlli i documenti di un immigrato per verificare la veridicità della carta d’identità (. foto repertorio

Un agente controlli i documenti di un immigrato per verificare la veridicità della carta d’identità (. foto repertorio

Le tariffe arrivavano fino a 7mila euro, per ottenere falsi permessi di soggiorno, visti e addirittura patenti e carte d’identità. Non solo. Era previsto anche il trasporto degli immigrati irregolari prima di consegnare i documenti. Un’associazione a delinquere che sarebbe andata avanti per anni se non fosse stato per alcuni clienti insoddisfatti. Sono stati loro a denunciare la banda dopo aver pagato senza ricevere i documenti promessi. Così sono iniziate le indagini. Nel fascicolo pagine e pagine di intercettazioni telefoniche, che hanno portato alla luce una banda composta da una novantina di persone di cui buona parte residente o domiciliata nel Ferrarese.

Tutti imputati per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, truffa e falso materiale. Ieri al tribunale di Ferrara la difesa ha chiesto l’annullamento del decreto di fissazione dell’udienza. Il processo quindi tornerà al gup, giudice dell’udienza preliminare, per la riformulazione. In ogni caso, si parla di un sistema ramificato e collaudato, con ruoli e compiti ben precisi, che si basava anche sul passaparola tra le comunità di stranieri sia nel milanese che nel ferrarese.

A fronte del pagamento di una somma di denaro, alcuni intermediari raccoglievano e portavano avanti le istanze di cittadini stranieri, con lo scopo di far ottenere l’attestazione di idoneità abitativa finalizzata al rilascio di titoli di soggiorno a favore, nella maggior parte dei casi, di familiari da ricongiungere. Un servizio offerto chiedendo il pagamento di somme fino a settemila euro. Al vaglio degli inquirenti sono finite oltre 240 pratiche. Dalle indagini sarebbe emerso che alcuni degli imputati, grazie a degli intermediari, sarebbero riusciti a riprodurre la documentazione amministrativa e fiscale necessaria agli immigrati per regolarizzare la propria posizione sul territorio italiano. In questo modo, sarebbero stati emessi o rinnovati illegalmente moltissimi permessi di soggiorno.

Per organizzare la gestione illecita delle pratiche amministrative, gli imputati avrebbero usato canali di comunicazione a circuito interno, tra cui numerose utenze di copertura, le cosiddette ‘citofono’ intestate a cittadini extracomunitari e sistemi di messaggistica telematica tipo WhatsApp e Telegram. Le utenze ‘citofono’ sarebbero, è stato spiegato, cellulari di vecchia generazione e difficilmente intercettabili. Tutte precauzioni che alla fine non sono servite: parte dell’indagine, infatti, è basata su intercettazioni. La banda, infine, avrebbe mostrato di avere competenze grafiche non di poco conto. Riprodurre carte d’itentità e patenti non è facile, come del resto visti e permessi di soggiorno.