REDAZIONE FERRARA

L’alpino che diventò partigiano : "Rinascita, resistenza e Renato"

Alessandro Carlini firma la regia di ’Il fuoco ci prenda’. "Vi racconto lo spettacolo con tre parole". La piéce andrà in scena oggi, alle 21, nella Sala della musica. Sul palco Francesca Lepiane e Marco Strocchi. .

Alessandro Carlini firma la regia di ’Il fuoco ci prenda’. "Vi racconto lo spettacolo con tre parole". La piéce andrà in scena oggi, alle 21, nella Sala della musica. Sul palco Francesca Lepiane e Marco Strocchi. .

Alessandro Carlini firma la regia di ’Il fuoco ci prenda’. "Vi racconto lo spettacolo con tre parole". La piéce andrà in scena oggi, alle 21, nella Sala della musica. Sul palco Francesca Lepiane e Marco Strocchi. .

Giornalista, scrittore e regista, Alessandro Carlini firma la regia di "Il fuoco ci prenda", spettacolo che racconta la storia di un giovane ufficiale degli alpini, diventato partigiano. La piéce andrà in scena oggi, alla Sala della musica (via Boccaleone 19), alle 21. Sul palco, Francesca Lepiane e Marco Strocchi.

Descriva lo spettacolo con tre parole "Rinascita, resistenza e Renato, il protagonista"

Le donne hanno un ruolo importante "Sono fondamentali. Come Antigone sfida il decreto di Creonte per seppellire Polinice, qui c’è la rivolta di tutte le donne della città di Tolmezzo, in Friuli, per seppellire Renato"

Lei parla di militari e ribelli. Si sente così anche lei? "Sì, la libertà – come la democrazia – non deve essere data per scontata. Sono come l’ossigeno, gli si dà importanza quando manca".

Che differenze ci sono tra il libro ‘Se il fuoco ci desidera’, sempre suo, e lo spettacolo? "I punti di riferimento sono nel libro. Io non amo il "recital", la rilettura del testo. Bisogna superare i confini fisici della carta, è necessario tradursi nei mezzi fisici degli attori".

Memoria e Resistenza. Per non sembrare retorico, come fa a mantenersi sempre originale? "Ogni volta è nuovo, attuale. Spesso c’è la ricerca del ‘dove’ per parlare del ‘cosa’, ma alla fine non ci sono né spazio né tempo. E il teatro mi aiuta in questa direzione atemporale".

Come vivono questi temi le nuove generazioni? "Ci sono dei luoghi in cui è difficile trovare i giovani. A mio avviso, non si può limitare la critica ai giovani, bisogna trovare linguaggi nuovi che li avvicinino. Bisogna parlare loro non da una posizione di superiorità".

Come cambia il suo approccio dal romanzo, al giornalismo al teatro? "Il giornalismo d’agenzia ha vincoli ma anche una grande lucidità. Il teatro è un salto ulteriore, il discorso va avanti senza vincoli. In letteratura la costruzione dev’essere funzionale la storia".

Andriy Sberlati