QUINTO CAPPELLI
Cronaca

Predappio, ecco come hanno restaurato la barca a vela dei sogni

L’impresa di un gruppo di amici che hanno rimesso a nuovo un 'relitto' a Cesenatico capitanati dal medico Giuseppe Bertini

Giuseppe Bertini, primo da destra, con gli amici nella barca restaurata, ora al molo di Ce

Predappio (Forlì), 17 giugno 2019 - Sulle rive del Rabbi, a Predappio, c’è un cantiere ‘nautico’, dove per 14 anni il medico dentista Giuseppe Bertini, 65 anni, ha restaurato insieme agli amici una barca a vela con due alberi e un motore di 160 cavalli, lunga 17 metri, del peso di 30 tonnellate, tutta in legno.

Bertini, come nasce l’impresa?

«Il 21 marzo 2005 scoprii a Cesenatico questa barca ormai un relitto, che faceva parte di un fallimento. Me ne innamorai e la portai a casa, a Predappio, in giardino, trasformato appunto in cantiere nautico».

L’ha ristrutturata da solo?

«No, con alcuni amici, in particolare col bravissimo falegname Claudio Biondi. Dicevamo di voler costruire il ‘piano B’ in alternativa al ricovero in casa di riposo, quando saremmo diventati vecchi ».

Ci svela il sogno?

«Volevamo girare i mari e finire i nostri giorni in Polinesia per morire sotto le palme».

Intanto vi siete divertiti in questi anni a ristrutturare il natante?

«Molto, il divertimento è anche lo scopo finale dell’opera. Si tratta di una barca che può veleggiare nei due versi indistintamente. Trovata la targa in fondo alla barca, ne abbiamo ricostruito la storia: è stata costruita a Viareggio nel 1964, dove siamo tornati per conoscere i discendenti dei costruttori che ci hanno fornito molti suggerimento per il restauro».

Ora dove si trova?

«In un posto barca nel porto di Cesenatico, omologata con targa di prova, da un minimo di 2 a un massimo di 16 persone e stiamo aspettando i libretti di navigazione per Thea-Tea, il nome della barca e anche di donna più diffuso in Norvegia».

Quale sarà la prima meta?

«Formentera, dove ci aspettano degli amici da 20 anni».

Quando inizia la sua passione per la barca a vela?

«Mi è sempre piaciuta l’acqua, tanto che la mia casa di Predappio si trova sul fiume. Mio babbo mi regalò una barchina a remi a 12 anni. A 18 avevo già la patente nautica e una barca a motore, seguita da motoscafo e barca a vela».

Adesso che la barca è quasi pronta per solcare i mari, qual è la più grande soddisfazione?

«La prima: stare insieme agli amici per rimettere a nuovo una barca di legno che ora non costruiscono più. Seconda: sognare un mondo diverso da ciò che impone la globalizzazione. Terza: sognare una vecchiaia liberi a girare per i mari. E poi quanto è bello il fai da te, senza dover dipendere da chi t’impone modelli d’acquisto simili in tutto il mondo. Questa barca è mia, è nostra. L’abbiamo completamente rifatta noi, in legno massello e non di plastica come impone il mercato».

Ha anche un valore economico. Quanto potrebbe costare?

«Non meno di un milione di euro, perché abbiamo speso più di 300mila nei restauri».

Lavora ancora come dentista?

«Fin che posso sì, perché non voglio andare in pensione. Poi ho anche un altro sogno».

Quale?

«Appena avrò altri soldi, costruiremo un’altra barca».

Perché?

«E’ stato troppo bello trovare tanti amici, mastri falegnami di un tempo. E poi, finché si sogna, non s’invecchia».