
di Alessandro Rondoni
Anche Forlì vibra per la dolorosa notizia giunta dal Congo. A Bukavu, infatti, nella regione del Kivu dove si trova Goma, seconda città del Paese vicina al luogo dell’attentato all’ambasciatore italiano Luca Attanasi, ha sede la Casa regionale dei Missionari Saveriani in cui opera pure padre Giovanni Querzani, originario di Brisighella. A lui è dedicata un’associazione che ne sostiene la missione e che ha sede proprio in via Mameli a Forlì, a pochi passi dalla torre civica. Padre Querzani è stato più volte nella nostra città dove ha numerosi amici e ha fatto diversi incontri pubblici. Maria Grazia Silvestrini, che assieme al fratello Giuseppe e a tutta la famiglia segue l’associazione e con loro è stata in Congo nel 2006, e più recentemente nel 2015, si è subito messa in contatto con il missionario.
"Padre Querzani – afferma la Silvestrini – sta bene, così come gli altri italiani. Proprio nelle sere precedenti aveva incontrato l’ambasciatore che si era recato in Kivu per visitare i luoghi dove operano i nostri connazionali e nell’occasione era stato anche ospite dei missionari severiani". In una mail inviata pure ai forlivesi, padre Querzani esprime cordoglio e sgomento per il tragico accaduto: "Una notizia sconcertante che mi ha profondamente rattristato. Era una persona meravigliosa, molto sensibile e impegnata che apprezzavamo tantissimo. Questo giovane ambasciatore si era distinto per la sua grande sensibilità e il suo attivismo umanitario". Il missionario ricorda anche il tempo trascorso insieme a lui pochi giorni prima dell’attentato: "È stato un bell’incontro, molto cordiale e interessante nel quale, come al solito, erano emerse la sua attitudine di vicinanza per tutti noi e la sua grande sensibilità umana. Ha cenato e trascorso la notte qui in casa nostra dove si sentiva totalmente a suo agio e domenica mattina, prima di proseguire il viaggio per Goma ha partecipato alla messa nella nostra cappella". L’associazione Amici di Padre Querzani onlus sostiene progetti di educazione alimentare e sanitaria di base, di aiuto alle mamme, di assistenza speciale ai bambini ammalati. È stata anche costruita una scuola per dare futuro ai giovani in campo professionale e prepararli a diventare muratori, elettricisti e falegnami.
Anche la forlivese Chiara Savelli, responsabile delle risorse umane dell’Ong Avsi, in queste ore da Forlì ha seguito febbrilmente la vicenda nel Congo e si è subito messa in contatto con i sei italiani che operano per Avsi nella zona di Kivu. L’Organizzazione non governativa, fondata a Cesena anche su impulso del missionario forlivese don Francesco Ricci, di cui quest’anno ricorrono i trent’anni della morte, ha la sede principale a Milano e opera in varie parti del mondo, compreso il Congo, dove sta realizzando progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto nel campo dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria, alimentare e ambientale. "I cooperatori italiani stanno bene – dichiara la Savelli – ci sono apprensione e grande sgomento, anche perché la sera prima avevano cenato con l’ambasciatore che si era recato lì per conoscere e seguire da vicino i progetti in corso delle varie realtà italiane. Poi, la mattina dopo, c’è stato l’attentato dove è stato ucciso. I nostri cooperatori sono rimasti colpiti dall’incontro con l’ambasciatore, dalla sua disponibilità e lo ricordano come una persona di grande umanità". Aggiunge la Savelli che è stata diverse volte in Congo: "In quelle zone purtroppo ci sono ancora ribelli, conflitti fra gruppi armati e aree pericolose". Sono territori con risorse naturali e minerarie dove vi sono tensioni di vario genere comprese quelle tra etnie dei Paesi vicini, Ruanda, Uganda, Burundi.