Covid, lunghe liste d'attesa in Romagna: 400mila visite in stand by

Radiologia ha 81mila prenotazioni arretrate, oltre 3mila gli interventi chirurgici Fratelli d’Italia lancia l’allarme: "Sono numeri da vera emergenza sanitaria"

Cittadini in attesa di fronte agli sportelli del Cup (foto di repertorio)

Cittadini in attesa di fronte agli sportelli del Cup (foto di repertorio)

Forlì, 18 gennaio 2022 - Da qualunque punto di vista lo si guardi il numero fa sobbalzare: 394.716. È la mole numerica delle prestazioni in lista d’attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici tra tutti gli ospedali e gli ambulatori della Romagna. Significa che il Covid ha assorbito tutte le risorse e il problema delle liste d’attesa, male endemico della sanità italiana, ha gonfiato ulteriormente le proprie criticità? Di certo è un’onda che si fa più alta, al passo con la pandemia che riprende periodicamente a mordere.

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A settembre del 2020 le prestazioni in attesa erano 266mila, poi progressivamente smaltite. Immaginiamo quando debba attendere oggi chi avesse necessità di una visita cardiologica non urgente (ma di sicuro necessaria) sapendo che ha davanti a sè 61.423 persone con la medesima esigenza. Il numero più alto di pazienti prenotati lo registra la radiologia: 81.092. Il resto è una giaculatoria di sicuro effetto ansiogeno. Oculistica ne ha in fila 44mila, dermatologia 25mila, malattie endocrine 21mila, gastroenterologia 18mila, otorino 16mila, angiologia 15mila, neurologia 13mila, ostetricia 15mila, pneumologia 11mila. E la scala decrescente non va di pari passo con l’impatto che queste specialità hanno sulla salute.

Sono in attesa, tanto per fare un esempio, 3.158 persone che hanno necessità di un intervento chirurgico, mentre 3.249 aspettano un’operazione di chirurgia vascolare. In coda, con ’solo’ 1.521 pazienti, c’è la neurochirurgia. "In Romagna – commenta il consigliere regionale di Fratelli D’Italia Marco Lisei – c’è una vera emergenza regionale come dimostrano i dati paragonati a quelli delle altre Ausl della regione. Ogni prestazione arretrata rappresenta il rischio di una prevenzione mancata, cittadini ai quali non sarà possibile diagnosticare per tempo una possibile malattia magari curabile. A distanza di tanti mesi dall’inizio della pandemia non sono più giustificabili ritardi che sono il frutto, evidentemente, di una incapacità organizzativa che va sommato al taglio sistematico di servizi, personale, posti letto".

"Questa situazione – gli fa eco il coordinatore provinciale FdI Alice Buonguerrieri – si sta scaricando sui tanti professionisti sanitari, medici, infermieri, tecnici ai quali sono richiesti sacrifici straordinari. Sono tutti problemi che, da tempo, denunciamo e sui quali abbiamo fatto più di una proposta, perché gli investimenti in sanità non possono tradursi solo in edilizia sanitaria, ma devono necessariamente partire da un potenziamento del personale e degli strumenti sanitari".