Ferretti in Borsa in Oriente Operazione da un miliardo

Dopo lo stop nel 2019, l’azienda ci riprova: stavolta vive un momento d’oro. Secondo le indiscrezioni, a Hong Kong sarà sul mercato il 25%

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Il prossimo sbarco? In Borsa. Stando alle indiscrezioni circolate ieri, Ferretti ci riprova: il colosso della nautica lancerà la cosiddetta ‘ipo’ (offerta pubblica iniziale) a Hong Kong. La domanda di ammissione al listino è stata presentata addirittura a dicembre, poi sarà fondamentale verificare come andrà la prima fase: un’operazione analoga fu lanciata e poi stoppata dallo stesso colosso della nautica nel giro di poche settimane, nell’ottobre 2019.

Ieri l’azienda non ha commentato ufficialmente le notizie. Ma stando a chi conosce bene la realtà con sede in via Ansaldo già oggi potrebbe essere ufficializzata e comunicata la svolta. Sarà quella buona? Tutto fa pensare di sì: nel 2019 Ferretti era stata collocata inizialmente tra i 2,50 e i 3,70 euro ad azione iniziali, poi era scesa tra 2 e 2,50. Condizioni che non soddisfacevano la proprietà e il management del colosso. Stavolta, Ferretti arriva al momento dello sbarco forte di condizioni diverse: in occasione dello Yachting Festival di Cannes a settembre (uno degli appuntamenti più importanti del settore), aveva annunciato 457 milioni di ricavi soltanto nei primi sei mesi del 2021, 22 milioni di utili, con 817 milioni di ordini in portafoglio (uno yacht costa in media fra i 3,5 e i 4 milioni). "Siamo un’armata lanciata a grande velocità, con numeri che non ha nessuno", gongolava l’amministratore delegato Alberto Galassi. "Cresciamo a doppia cifra, non abbiamo indebitamento e non c’è nessuna bolla speculativa". Il 2022 è ripartito con 308 milioni di ricavi nei primi due mesi. Del resto, tra il 2022 e il 2024 Ferretti presenterà 24 nuovi modelli.

Pochi giorni fa, con una nota, il colosso ha affermato di non soffrire la guerra in Ucraina e le conseguenti restrizioni sulla Russia: "Un mercato che incide per il 3%". Inoltre, non producendo le imbarcazioni più grandi, non è interessata dai sequestri – anche in Italia – agli oligarchi legati a Vladimir Putin. Allo stesso modo, non aveva sofferto la pandemia, anzi: il 2020 ha rilanciato la nautica. "Vendiamo di fatto ‘isole private’ con cui l’armatore recupera la propria libertà", spiegava lo stesso Galassi. Condizioni, dunque, decisamente cambiate rispetto a due anni e mezzo fa.

Ci sono alcune differenze. La prima, macroscopica, è che il gruppo non punta più su Milano ma su Hong Kong, vicina alla patria di Weichai, la società cinese azionista di maggioranza con l’86%. Nel 2019 fu messo a disposizione di nuovi investitori il 30% del capitale, stavolta – stando alle indiscrezioni – ‘solo’ il 25%. Tuttavia potrà decidere di salire al 33%. La forchetta dell’offerta sarà simile: da 2,50 a 3,30 euro ad azione (quelle a disposizione saranno 83 milioni). La capitalizzazione dopo l’operazione era stimata allora tra i 727 milioni e il miliardo, stavolta è superiore: tra 840 milioni e 1,1 miliardi.

A settembre, Galassi aveva spiegato che "abbiamo un fondo sovrano e uno privato, entrambi stranieri, che ci corteggiano da oltre un anno". Il suo consiglio ai soci era "di aspettare" perché le condizioni "potevano migliorare". Ad ogni modo (e l’operazione borsa lo conferma) "la maggioranza non verrà mai venduta": resta salda la proprietà cinese. Un 11% delle quote, oggi, è in mano a Piero Ferrari, il figlio del mitico Enzo. Il legame tra Ferretti e la scuderia di Maranello è sostanziato dal fatto che, sulla carrozzeria delle macchine da Formula Uno, è confermato il marchio Riva, uno di quelli a disposizione della società forlivese. Nome che appare anche sui caschi dei piloti Charles Leclerc e Carlos Sainz, arrivati primo e secondo nel gran premio inaugurale domenica in Bahrein. Forse, un altro buon auspicio – l’ennesimo – per lo sbarco in Borsa. Sarebbe la seconda realtà forlivese dopo Unieuro, sbarcata nel 2017.