Il dramma dei rifiuti Restano in strada Create le discariche (anche per il fango)

Alea promette di ritirarli davanti alle case, ma si possono portare nei punti di raccolta. Area ex Eridania aperta solo per i detriti.

di Sofia Nardi

Non si può chiamarli ‘rifiuti’ senza che la parola suoni in qualche modo sbagliata, eppure, di fatto, è quello che sono diventati: gli oggetti imbevuti d’acqua e incrostati di fango, oggi, sono gli scarti di esistenze invase dalla piena, proprio come lo sono state centinaia di abitazioni della città, e ora si pone il problema di cosa farne. Quando gli abitanti delle case e i volontari hanno cominciato a svuotare le cantine e le stanze dei piani raggiunti dall’esondazione non è rimasto altro da fare se non ammucchiare tutto in strada. Oggi molte di quelle cose sono ancora lì, ai bordi delle carreggiate.

Il sole ha asciugato il fango ingrigendolo e facendo somigliare ogni oggetto a una statua, una rappresentazione di se stesso e di quello che è stato. Niente, del resto, sembra più quello che era prima: le sedie da ufficio ora giacciono capovolte, i computer con gli hard disk pieni di ricordi cancellati per sempre, i mobili che l’acqua ha fatto collassare in masse informi di legno, i giocattoli che fissano i passanti con i loro volti pietrificati, i libri gibbosi, i vecchi diari le cui righe scritte a mano sono state mangiate dal fiume che ha portato via ogni parola, lasciando al loro posto fantasmi d’inchiostro blu… In via Gorizia c’è una lavatrice con lo sportello aperto. Dentro al cestello rimangono i vestiti che stavano completando il lavaggio al momento dell’esondazione. Ora sono sporchi e induriti e nessuno dei proprietari ha avuto più voglia di estrarre.

Alea Ambiente promette di ritirarli gratis dalle strade, ma ha istituito anche dei punti dove le persone possono andare a lasciare ciò che non possono salvare. In via Isonzo, di fronte alla palestra, detriti e oggetti sono stati accumulati in una sorta di discarica autorizzata sin dalle prime ore, anche per liberare la strada invasa dal fango e consentire le operazioni di pulitura. Qui si accatastano in particolare armadi, materassi, divani e poltrone. Tra i rifiuti ci sono oggetti ricorrenti e non sempre sono quelli più scontati, ad esempio qui e altrove ci sono gli alberi di Natale: erano conservati in cantina, la zona della casa più vulnerabile di tutte.

Tutte le case di via Pelacano e via Isonzo, però, hanno cortili sotto il livello della strada e si sviluppano al piano terra, perciò la violenza dell’esondazione non è entrata solo nei garage come è successo in altre zone della città, ma ha varcato con facilità la soglia dei locali abitativi, così ecco le cose di ogni giorno: zaini di scuola, cornici di legno che racchiudono foto ora indistinguibili, televisioni, occhiali spezzati a metà.

"Uno compra qualcosa nel corso degli anni, con tanti sacrifici, poi all’improvviso ecco che non ha più niente. Eccole qui, tutte le mie cose", allarga le braccia un uomo che fa la spola dalla sua casa al parcheggio di via XIII Novembre a Villafranca, dove è stato stabilito da Alea un altro punto di raccolta. Il suo gesto abbraccia una massa informe di armadi gonfi, uno specchio rotto, degli elettrodomestici irriconoscibili e scatoloni chiusi come per un trasloco, pieni di cose ormai inutili. Nel frattempo arriva un altro uomo: alla sua auto è attaccato un carrello pieno di cose e lui, una alla volta, le deposita sul cumulo con cura, quasi a non volerle rovinare. Al parcheggio della Caviro, in via Due Ponti a San Giorgio, sono al lavoro mezzi pesanti, dotati di bracci e ruspe che spingono gli oggetti in una montagna destinata ad alzarsi sempre di più.

Tra gli scarti ce n’è uno su tutti, onnipresente: il fango. In queste ore è stato ricacciato nelle fogne che ora, straripanti, non lo accolgono più. Sono stati individuati in città due punti di raggruppamento: uno è all’ex Ecotecnica di viale dell’Appennino a San Lorenzo in Noceto, mentre l’altro è all’ex Eridania. L’area verde è da poco acquisita dal Comune e sul suo futuro si stava discutendo proprio poche ore prima del disastro per stabilirne la destinazione d’uso. Ma quella era una vita fa: ora i mezzi hanno sbancato una porzione di terreno affacciata su via Gorizia e qui stanno riversando tonnellate di quella melma viscosa che, da giorni, sembra penetrare ogni cosa.