
Un rapporto di fiducia ormai compromesso: è questa la sintesi del documento divulgato dall’azienda sanitaria di Trento che – dopo un iniziale momento di riflessione – si è espressa ieri a chiare lettere sul reintegro di Saverio Tateo, il primario che era stato allontanato dall’ospedale Santa Chiara in seguito all’esplosione del caso che riguarda Sara Pedri, la ginecologa 31enne forlivese scomparsa a Cles il 4 marzo 2021.
Dopo aver letto la sentenza, l’azienda ha dichiarato: "Se è inoppugnabile che il Giudice abbia disposto la reintegra sul posto di lavoro del dottor Saverio Tateo, è altrettanto vero che ha convenuto nel merito su dieci contestazioni mosse da Apss nei suoi confronti". Le contestazione mosse dall’azienda, infatti, "attestano l’avvelenamento del clima nell’Unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Trento, imponendo approfondite considerazioni sulla compatibilità ambientale di un possibile ritorno del professionista alla direzione dell’Unità operativa. Tale incompatibilità – sottolinea la nota – non è evaporata, anzi, permane tutt’ora con caratteristiche più evidenti e forti, tali da farne elemento di attenta valutazione, in primis da parte della Direzione. Rimane inoltre attuale che il rapporto di fiducia tra la direzione di Apss e il professionista sia venuto meno". L’azienda inoltre spiega i motivi del reintegro alla luce della sentanza che "conferma nel merito le contestazioni e i fatti principali addebitati al dottor Tateo in sede disciplinare. Il giudice ritiene però che, ai fini del licenziamento per giusta causa, i fatti dovevano essere tempestivamente contestati al direttore nel momento in cui la precedente Direzione aziendale ne era venuta a conoscenza e pertanto il licenziamento risulta tardivo e quindi non legittimo". Ma "quando ha avviato il procedimento disciplinare", l’azienda "non era a conoscenza – precisa la nota – che i fatti fossero stati già rappresentati alla direzione e all’Ordine dei medici".