Via libera dai sindaci della Romagna al piano di riorganizzazione delle rete di emergenza e urgenza. La maggioranza ha votato a favore: hanno fatto eccezione i sindaci di Forlì, Galeata e Sarsina, astenuti (tutti di centrodestra); contrari, fra gli altri, gli amministratori della val Marecchia in provincia di Rimini.
Con l’obiettivo fondamentale di rendere più veloce ed efficace l’azione dei Pronto soccorso e di garantire cure più diffuse e capillari ai cittadini (anche con l’ausilio della telemedicina), la riforma introduce tre novità. La prima riguarda la nascita dei centri di assistenza e urgenza (Cau). Si dovranno occupare delle ’urgenze a bassa complessità’. Dotati di personale medico, infermieri e strumenti diagnostici, dovrebbero alleggerire i Pronto soccorso dai casi meno gravi (i codici bianchi e verdi) che anche in Romagna rappresentano il 61% degli accessi.
Come accedervi? Inizialmente ci si andrà direttamente, in futuro dopo aver chiamato il numero 116117, che farà riferimento alla centrale operativa per le cure non urgenti. Sarà quest’ultima un’altra novità, almeno per il territorio di Forlì-Cesena, perché a Ravenna e Rimini sono già in funzione. Alcuni centri (Cau) saranno aperti 24 ore al giorno, ma al momento il piano ipotizza – per il Forlivese – un Cau a Forlì e un altro a Forlimpopoli, in servizio per 12 ore. Va sottolineato che per ora a Forlì non è ancora stata individuata la localizzazione del Cau, mentre nella città artusiano sarà quasi certamente presso l’ex ospedale.
Terzo elemento nuovo: le Unità di continuità assistenziale (Uca). Si tratta di equipe mobili, dotate di un medico e di un infermiere, che visiteranno a domicilio persone che versano in condizioni di particolare complessità. È pensato soprattutto per anziani affetti da patologie multiple. Anche in questo caso, a regime (il piano abbraccia il periodo 2023-2025) per contattare l’unità, bisognerà chiamare l’116117. Le Uca sono previste a Forlì e Meldola e, pare, anche a Rocca San Casciano e Modigliana. La riorganizzazione si dovrebbe fare in due step: la fase di avvio entro l’anno, quindi il completamento nel biennio seguente.
Fin qui la bozza votata ieri, che ovviamente apre una serie di interrogativi. "Mi sono espresso a favore, perché anche se lo svolgimento del piano dovrà essere monitorato e forse potrebbero essere necessari dei correttivi, comunque si profila un netto miglioramento rispetto alle tante criticità dell’attuale sistema dell’emergenza-urgenza – sostiene Daniele Valbonesi, sindaco di Santa Sofia e segretario del Pd forlivese – . Il direttore generale dell’Ausl, Tiziano Carradori, ha inoltre annunciato che saranno assunti, a regime, 360 operatori sanitari in tutta la Romagna".
Per il centrodestra invece, prevalgono dubbi e perplessità. Il primo problema, già sollevato dal sindaco Gian Luca Zattini, è il cambiamento di mentalità richiesto ai cittadini. Oggi vanno tutti al Pronto soccorso, in futuro dovranno prima passare da un filtro telefonico, che dovrebbe effettuare una prima selezione fra casi gravi e altri che, pur urgenti, non lo sono. Poi non si sa dove potrà essere collocato il Cau a Forlì – la Casa di comunità ai Portici sarà pronta, ben che vada, a fine 2026 – e inoltre l’apertura per soli 12 ore (e non h24) di tali centri suscita il timore di un’efficacia limitata del servizio. "È tutto molto fumoso, ci sono molti nodi da sciogliere, anche nello stesso territorio forlivese – dice Massimiliano Pompignoli, consigliere regionale della Lega –. Fra l’altro la risposta ai più fragili e agli anziani non può essere solo la telemedicina, non applicabile in molte zone in cui la copertura internet e le linee telefoniche funzionano a singhiozzo, ma punti di primo soccorso concreti dove fare riferimento in caso di bisogno".
Fabio Gavelli