
La spaccatura può diventare più profonda
Bilancioni
Come nel caso di Daniele Mezzacapo, numeri e curriculum contano poco anche per Catalano: fin qui non si sbilancia nemmeno il partito stesso dell’ex assessore. Senza contare che il centrodestra rischierebbe – il condizionale è d’obbligo, perché nessuno sa cosa accadrà – di spaccarsi ancora di più. Se alla prima candidatura di Ceredi, alfiere semi-ufficiale del centrodestra, sono mancati 5 voti (i leghisti e 3 astenuti), alla seconda conta potrebbero mancarne 10 (Lega più eventualmente FdI; difficile che Forza Italia si unisca).
Questo, dopo le tensioni del toto-giunta, significherebbe bruciare il secondo candidato (Ceredi dopo Mezzacapo). Addirittura il terzo se consideriamo l’opzione Massimiliano Pompignoli, diventata impraticabile. E si assisterebbe anche a una spaccatura perfino più profonda, dal punto di vista tanto numerico quanto simbolico. Perché potrebbe contrapporre i partiti di destra ai moderati. E colpirebbe, dopo l’uomo indicato dal sindaco (Mezzacapo), uno della sua lista (Ceredi). Fonti della Civica dicono che l’intenzione è quella di non cedere a pressioni.
Insomma, è evidente che in questa fase ci sono iniziative politiche che possono funzionare – anche efficacemente – in chiave personale o contro qualcuno. Ma non a beneficio della coalizione: il centrodestra sta giocando col fuoco. A scottarsi, però, rischia di essere la città. Che un mese dopo il voto (e dopo una campagna elettorale estenuante) attende finalmente di essere governata.