REDAZIONE FORLÌ

L’"Odio razziale" di due tifosi biancorossi. Urlavano: "Negro, col duce non giocavi"

Emanato un Daspo dal questore contro un 40enne e un 50enne: 5 anni senza partite. Violato l’articolo 604 bis del codice penale

L’"Odio razziale" di due tifosi biancorossi. Urlavano: "Negro, col duce non giocavi"

Niente calcio per 5 anni. Lontani dagli stadi quando si gioca a pallone. La mannaia della giustizia non s’è fatta attendere per i due tifosi del Forlì che il 14 aprile, durante la partita casalinga al ’Morgagni’ col Victor San Marino, hanno pronunciato "in maniera ripetuta – i virgolettati sono riferiti a una nota della questura –, all’indirizzo di due calciatori di colore della squadra ospite, cori razzisti con epiteti pesantissimi e fortemente discriminatori, del seguente tenore: ’Negro, negro, culo nero, se c’era il duce non ti facevano giocare’". Le frasi – sempre secondo gli inquirenti – "sono state distintamente udite da spettatori e giocatori". I due atleti presi di mira sono Abdou Sergine Deme, 19 anni, e Adamu Haruna, di 24.

Ufficialmente il provvedimento preso dal questore di Forlì, Claudio Mastromattei, si chiama Daspo – ’Divieto di accedere a manifestazioni sportive’ –; di fatto è un’espulsione a tutti gli effetti dagli stadi per i due tifosi del Forlì, un 50enne e un 40enne, "appartenenti all’area ultras forlivese, autori di incitamento all’odio razziale", sottolineano ancora gli inquirenti di Digos e Scientifica che hanno identificato i due anche con le immagini della videosorveglianza. Tra l’altro gli indagati "risultano simpatizzanti di movimenti di estrema destra. Uno dei due ultras – rimarca la polizia – non è nuovo a condotte di questo tipo. Nel 2005, durante Forlì-Spal di C2, disputato sempre al Morgagni, aveva imitato il verso della scimmia ogni volta che due giocatori di colore della squadra ospite entravano in possesso della palla, fatto per il quale era già stato denunciato e sottoposto a Daspo". Per questo precedente, nei confronti dell’uomo l’autorità giudiziaria ha emesso anche l’obbligo di firma "in questura in occasione degli incontri di calcio anche di caratura internazionale, amichevoli comprese".

Stando all’accusa, i fatti del 14 aprile sono "atti di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale e comunque di atti di discriminazione per motivi razziali o etnici, tali da integrare il reato contestato a entrambi previsto dall’articolo 604 bis del codice penale".