
Giancarlo Nicosanti col Carlino: non si aspettava un messaggio di commiato
Forlì, 26 gennaio 2025 – Domani sarà l’ultimo giorno in cui andrà in azienda, dopo 43 anni di lavoro. Poi Giancarlo Nicosanti, classe 1959, amministratore delegato di Unieuro dal 2005, da martedì sarà in pensione. Sul Carlino di ieri, il colosso lo ha salutato comprando l’ultima pagina del fascicolo nazionale. Nicosanti è rimasto colpito: “Non sapevo nulla...”.
Nicosanti, che effetto le fa dare l’addio?
“Era un passo previsto. L’arrivo di Fnac-Darty l’ha un po’ accelerato, ma sarebbe accaduto tutto fra qualche mese. Razionalmente, si controlla l’effetto. Mentre emotivamente è un grande cambiamento”.
Era il momento giusto?
“Un manager deve capire quando è arrivato il momento di lasciare spazio ad altri. Anche perché rimanere troppo attaccato alla poltrona, allo stipendio e al ruolo non mi è mai piaciuto”.
Che momento è per Unieuro?
“Il 2024 è stato buono dopo due anni difficili nei quali il mercato è sceso notevolmente. Nella seconda parte del 2023 abbiamo preso alcune decisioni importanti rivelatesi giuste”.

Si ricorda il primo giorno?
“Era il 1982. Arrivai con la mia 127 in via Marco Polo. Sono entrato in magazzino e Giuseppe e Maria Grazia Silvestrini mi hanno dato una ramazza e mi hanno detto: ‘C’è da spazzare’. Sono state le persone che mi hanno assunto e permesso di crescere e diventare quello che sono. Il mio più grande ringraziamento va a loro perché senza la loro fiducia non sarei qui ora. Poi ci sono tutti i miei collaboratori, alcuni con me da 30 anni”.
Lei in azienda ha fatto il commesso, il capo contabile, il ragioniere, l’addetto alle vendite, il direttore commerciale e, ora, l’ad. Quali sono state le tappe più importanti?
“La decisione di aprire punti vendita dopo quello di Forlì, l’ambizione di crescere sempre, con la cessione nel 2002 a un fondo americano, nel 2017 la quotazione in Borsa e le 13 acquisizioni”.
Di cosa va più orgoglioso?
“Aver garantito un lavoro a circa 2000 persone di aziende in difficoltà, quando le abbiamo acquisite. Credo che sia la cosa più bella fatta in questi anni”.
Qualcosa che si rimprovera?
“Ho fatto scelte giuste e sbagliate ma sempre in buona fede. Se penso che siamo partiti da un negozio con una decina di dipendenti e siamo arrivati a 270 negozi, 250 affiliati, 5400 dipendenti e un fatturato di 2,6 miliardi di grossi errori non credo di averne fatti”.
Ora arrivano i francesi...
“Mio figlio per prendermi in giro mi dice: ‘papà, avete creato una bella azienda e ora i francesi sono venuti a comprartela’. E ha ragione. Ma essere scelti da una multinazionale così forte è un altro motivo d’orgoglio”.
Ora cosa farà? Non dica che non ci ha pensato...
“Giuro che non ne ho davvero idea. Ora mi riposo un po’, cosa che in questi anni non ho fatto. Sono una persona molto fortunata perché sono riuscito a realizzare i sogni che avevo: credo che sia giusto cercare di restituire qualcosa. Penso al volontariato, non farò l’umarell”.
Resterà socio della Fondazione e presidente della squadra di basket?
“Socio assolutamente sì. Presidente solo se lo vorranno gli altri della Pallacanestro 2.015”.
Come vorrebbe essere ricordato in azienda?
“Come una persona per bene che ha cercato di essere un buon esempio. Spero di aver seguito le indicazioni dei miei genitori che mi hanno detto che nella vita le cose importanti sono la dignità, l’onestà e il rispetto verso le altre persone”.