STEFANO BENZONI
Cronaca

Ragazzi ’Fuoricatalogo’: "Così aiutiamo i giovani in situazioni di difficoltà"

È nata in piazza Falcone e Borsellino un’associazione specializzata nell’affiancamento di minori dai 6 ai 17 anni con piani educativi speciali.

La presidente Paola Mazzoni con. Maurizia Salice e Carolina Versari

La presidente Paola Mazzoni con. Maurizia Salice e Carolina Versari

Da qualche mese in un angolo di piazza Falcone e Borsellino, è comparsa un’insegna ovale che porta scritto ‘Fuoricatalogo cooperativa sociale’ (tel: 320-1380919). Forse pochi ci hanno fatto caso perché non è, volutamente, in bella mostra, ma è un’insegna dietro la quale si apre una realtà importante, una ciambella di salvataggio gettata verso ragazzi e ragazze, piccoli e adolescenti in difficoltà e con situazioni problematiche nel loro passato, nel loro presente ma si spera non anche nel loro futuro.

Costituitasi il 20 dicembre e in attività da metà aprile, è una comunità educativa semi residenziale (chi si appoggia a lei non può dormire nei locali della struttura che però dispone comunque di due posti letto) gestita e portata avanti principalmente da tre persone, tutte educatrici professionali: la presidente Paola Mazzoni e le socie Maurizia Salice e Carolina Versari oltre ad altri collaboratori. ‘Fuori Catalogo’, "un nome che – come spiega Paola – abbiamo scelto perché rappresenta un’eccezione, un’unicità, un pezzo unico, che è poi quello che ricerchiamo nei nostri ragazzi e ragazze", opera in collaborazione con i servizi sociali ed è accreditata presso il Comune.

Paola e il suo team sono specializzati nell’educazione di minori dai 6 ai 17 anni con problemi e fragilità di vario tipo: da situazioni familiari che oscillano dal ‘molto difficile’ al ‘drammatico’, a situazioni di disagio variegato dietro cui le parole che campeggiano sono solitudine e abbandono che andrebbero sostituite con cura e amore. "Agiamo cercando di organizzare un lavoro in rete con scuole, servizi sociali, associazioni sportive, psicologi, psichiatri e nutrizionisti con un servizio di supporto alle famiglie presente, costante e fidelizzato con progetti che possano dare i loro affetti a medio-lungo termine – dice Paola – anche se non ci vogliamo sostituire alle famiglie o agli psicologi, ma collaborare con essi. Cerchiamo di essere coordinatori della rete di aiuto e supporto per i nostri ragazzi e le nostre ragazze, agendo come da collante con altre figure fondamentali per la loro crescita".

Per ogni ospite della struttura (al momento sono 8 ma potrebbero arrivare ad un massimo di 16) esiste un piano educativo, psicologico, sportivo e scolastico studiato ‘ad hoc’. La posizione centrale nella quale la cooperativa ha posto le basi non è stata casuale: "Mentre le altre strutture di questo genere sono in campagna ed in zone non facili da raggiungere, noi abbiamo fatto la scelta di essere in centro perché vogliamo essere facilmente raggiungibili, a due passi da diversi istituti scolastici, palestre e strutture sportive come, il campo Gotti, i campi da calcio, il Ginnasio. Vogliamo essere un punto d’appoggio che invece di allontanarsi da realtà difficili vi si stabilizza", spiega la presidente.

Le giornate, soprattutto quelle che coincidono con le lezioni a scuola e gli allenamenti, sono sempre una diversa dall’altra. Dopo il pranzo insieme, preparato nella cucina della struttura messa a nuovo con gusto e funzionalità, ognuno comincia a fare i compiti con insegnanti a disposizione, inframmezzati dalle varie attività sportive e dai colloqui che Paola e le sue collaboratrici fanno con insegnanti, famiglie, medici e assistenti sociali. Paola, quando parla dei ‘suoi’ ragazzi, di quelli seguiti giustamente non fa nomi, ma dalla passione delle sue parole e dall’entusiasmo delle sue idee e delle sue iniziative emerge chiaro quanto sia affezionata e legata a tutti loro.

Alcune storie colpiscono. Come quella di un bambino che frequenta la seconda classe delle elementari che, a causa delle difficoltà della sua famiglia, ha imparato ad occuparsi della casa e di tutto ciò che ne consegue e proprio per questo ha difficoltà relazionali. Oppure quella di una ragazzina con precedenti penali ma molto sveglia e ricettiva. Senza parlare poi di ragazzi con problemi di bullismo, autistici e con fragilità di tipo sociale, culturale ed economico, o di ragazzi immigrati di seconda o terza generazione che faticano ad avere rapporti con genitori troppo radicali. "Fare l’educatore è un impegno enorme e, sempre per usare una metafora sportiva – dice Paola – è come cercare di scoprire talenti. E dietro il primo impatto di talenti dietro questi ragazzi e a queste ragazze ce ne sono tanti. Basta avere la pazienza per scavare, entrare in sintonia con loro ed il cuore sempre aperto".