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Acqua e fango, centro ippico devastato

Il titolare: "Siamo riusciti a salvare i cavalli, ma abbiamo perso caprette e galline. Danni gravissimi"

Acqua e fango, centro ippico devastato

Case, aziende, terreni coltivati e pure il centro ippico con allevamento Nea Horse Farm di Borgo Tossignano. La piena del Santerno di giovedì scorso, per la seconda volta in meno di sei mesi, non ha fatto sconti neppure a quell’angolo di paradiso con cinquanta cavalli di via Codrignano. Scuderie, piste, paddock, campo verde e una parte dei box degli equini ricoperti di fango. Attrezzi e macchinari dispersi o danneggiati. Una sessantina di balle di fieno, la scorta stagionale per il nutrimento degli animali, trascinate via dalla corrente. Due caprette, le dolci mascotte dell’attività, morte annegate. Come le galline sorprese dall’acqua alta dentro al pollaio.

"Un dolore immenso e soltanto la scrupolosità di due mie dipendenti ha evito un dramma di ben altre proporzioni – racconta sconsolato il titolare Giacomo Bassi –. Erano andate al cinema a Faenza e tornando a Codrignano, attorno alla mezzanotte, hanno deciso di fare una deviazione per vedere le condizioni del centro. Io ero già a letto da un pezzo". Una scena catastrofica: "L’acqua fuoriuscita dal Santerno, che dista circa 200 metri, era già all’altezza del petto delle cavalle nella scuderia – continua –. Siamo riuscite a portarle in salvo, poi ho contattato al telefono la Protezione Civile per capire l’evoluzione della situazione".

E ancora: "Avevo ricevuto rassicurazioni sul ridimensionamento degli effetti del passaggio della piena da lì a qualche ora ma l’acqua è continuata a salire con una corrente fortissima – sottolinea Bassi –. Sono ancora qua che aspetto un cenno di allerta preventiva da parte di qualcuno. A cosa servono i test per le emergenze sul cellulare se poi, al momento del bisogno, tutto tace?". Un’istantanea di desolazione: "In alcuni punti ci sono 30-40 centimetri di fango. Una poltiglia letale che nello scorso maggio mi creò un danno di circa 40mila euro. La tanica con il gasolio agricolo l’ho ritrovata a cento metri di distanza – confida Bassi –. Rovinati tutti i box esterni, piegate le recinzioni in acciaio, i ricoveri e le strutture telonate. Aiuti e contributi dopo la calamità di primavera ? Nulla, ho ricostruito tutto a mie spese. E stavolta sarà uguale".

Si vive con la paura: "Occorre intervenire alla svelta sul fiume perché questi episodi potranno ripetersi ancora in futuro – ragiona il titolare della Nea Horse Farm –. Siamo solo a novembre con tutto l’inverno davanti. Non parliamo di eventi eccezionali perché avvengono con una ripetitività disarmante. A rischio c’è la sostenibilità economica dell’attività e la nostra tenuta psicologica. Organizzeremo una raccolta fondi, da soli non possiamo farcela".

Con un’amara riflessione: "Le realtà produttive che sorgono nei pressi dei corsi d’acqua vanno tutelate – chiosa Bassi –. Rispetto all’alluvione di maggio non ci sono stati segni di preavviso con giorni di forti piogge. Non ce l’aspettavamo davvero. Hanno perso la vita dei poveri animali ma sarebbe potuto accadere anche a noi. Poco lontano da qui una coppia di coniugi anziani si è risvegliata con l’acqua già ai bordi del letto".

Mattia Grandi