Mercatone Uno, dodici offerte ai commissari

Scaduto il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse

Protesta dei dipendenti Mercatone Uno davanti a uno dei negozi del gruppo

Protesta dei dipendenti Mercatone Uno davanti a uno dei negozi del gruppo

Imola (Bologna), 2 novembre 2019 – Sono dodici le manifestazioni di interesse ricevute dai commissari straordinari di Mercatone Uno, Luca Gratteri, Antonio Cattaneo e Giuseppe Farchione. È scaduto l’altra sera il termine per la presentazione delle offerte vincolanti di acquisto dei rami aziendali del gruppo. Ora i tre commissari si riservano di esaminare le istanze per valutarne i contenuti «secondo le previsioni del regolamento di vendita». Non si conoscono ancora i potenziali acquirenti di Mercatone, tornata nelle sabbie mobili dopo che lo scorso 24 maggio il tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società Shernon Holding, che aveva rilevato il marchio. Risulta evidente nei numeri la scrematura rispetto ai 144 potenziali investitori, italiani ed esteri, contattati dai commissari: meno di 30 soggetti, del settore dell’arredamento – ma non solo –, hanno manifestato interesse. Solo un terzo ha avuto accesso alle informazioni aziendali.

Il punto vendita di Toscanella di Dozza è autonomo ed è sempre rimasto fuori da ogni trattativa, ora resta alto l’interesse per conoscere le sorti della Mercatone. In via Molino Rosso, attualmente lavorano solo 12 persone, su un totale di una cinquantina a tempo indeterminato che, da quando l’ex proprietà è fallita, sono in cassa integrazione. Ma sono troppo pochi, agli occhi di commissari e potenziali acquirenti, per giustificare il mantenimento di una struttura del genere. La struttura, secondo i commissari, costa circa un milione di euro all’anno. E, considerato che l’azienda potrebbe essere acquisita a pezzi, una sede amministrativa unica rischia di non servire più, quindi l’intenzione di trasferire gli uffici nel Bolognese è tornata attuale.

L’immobile resta di proprietà della società Cve, una delle tante controllate dalla famiglia Cenni, ma non tra quelle finite in amministrazione straordinaria. Oggi è sotto sequestro preventivo per bancarotta fraudolenta, nel processo che vede coinvolti gli ex soci e le figlie del fondatore. Al momento, la vendita dell’immobile è fuori discussione.

Per quanto riguarda i lavoratori imolesi, secondo i dati dei sindacati, sono 28 i residenti sul territorio. Per loro c’è un accordo con l’amministrazione che prevede la sospensione della Tari 2019 e un contributo compensativo per quelli che presenteranno una documentazione Isee inferiore o pari a 14.500 euro. Chi non rientrerà in questi parametri, e non ha morosità pregresse, potrà chiedere una dilazione (fino a 6 mesi). Sarà così stanziato un fondo di 10mila euro. Stabilita inoltre una riduzione delle rette scolastiche (refezione, nido, trasporto scolastico) sulla base di Isee e scaglioni di reddito.