Alluvione e frane non fanno sconti a nessuno. Neppure a Davide Strazzari, assessore allo sport del municipio di Dozza, costretto a lasciare la sua abitazione al civico 3 di via Pieve Sant’Andrea nel territorio di Casalfiumanese. Colline che, in linea d’aria, distano davvero poco da Montecatone.
Un’esperienza anomala, conclusa soltanto qualche giorno fa con il suo rientro a casa insieme alla moglie Susanna ed ai sette figli. "’Gita fuori porta’ inaspettata anche per i miei cognati, che abitano nello stesso stabile, con nucleo familiare composto da altre cinque persone – inizia il racconto dell’amministratore –. Tutto è cominciato con quelle forti piogge e la frana del ‘Montaccio’ sul versante destro del calanco. Un ostacolo, piombato proprio sulla carreggiata poco prima dell’incrocio con via Vallette, che ci consentiva la sola discesa da via Pieve di Ponticelli".
Un quadro che si è aggravato il 17 maggio con un secondo smottamento a 200 metri dalla dimora. Il masso di terra ha isolato quella borgata antica di circa 25 persone: "Dopo la telefonata al centro operativo comunale di Imola sono iniziate le procedure di censimento – continua Strazzari, 52 anni –. L’impossibilità per l’ambulanza di soccorrere un abitante che, nel frattempo, si era sentito male, ha fatto scattare l’ordinanza urgente di evacuazione per tutti. Dal cielo è arrivato l’elicottero dell’Esercito che, però, non ha trovato un punto di atterraggio".
E giù di verricello . "Per agganciare le persone da far salire sul velivolo militare. La prima a saltare a bordo è stata mia moglie, un’ascesa rapida con gli occhi chiusi – sottolinea –. Quattro o cinque di noi, me compreso, hanno preferito bypassare a piedi la frana per raggiungere le auto. Sulle spalle uno zaino con lo stretto indispensabile. I più giovani hanno alternato istanti di adrenalina a tanta paura".
Poi la discesa all’autodromo Enzo e Dino Ferrari inondato. "Siamo stati accolti al seminario di Montericco, diretto da don Fabio Gennai, dove abbiamo trascorso una settimana – riavvolge il nastro della memoria l’assessore di Dozza –. Le nostre giornate? Dopo aver compreso la situazione relativa alla casa ci siamo buttati sul volontariato. Abbiamo spalato fango nella parrocchia di San Petronio a Castel Bolognese, Barbiano e Lugo per aiutare parenti e conoscenti".
Poi è arrivato il liberi tutti. "La vita da sfollati va gestita perché manca completamente l’intimità della dimensione familiare – analizza Strazzari –. A Montericco, dove siamo stati bene grazie alle cure della diocesi di Imola, eravamo noi e una famiglia di Spazzate Sassatelli. Di tanto in tanto riuscivo anche a fare una capatina sui colli per dare da mangiare ai nostri animali accuditi dai vicini non evacuati".
Casa dolce casa. "Un sollievo rientrarci e non la cambierei per nulla al mondo. Non ho timori, la nostra residenza non ha subito danni. Disagi? Il giro un po’ più lungo per andare al lavoro al mattino – conclude –. Non andrei mai a vivere in città perché lassù stiamo bene. Quando acquistammo l’edificio mettemmo in conto anche l’opzione dell’instabilità della zona".