CHIARA MARINELLI
Cronaca

Buono fruttifero non pagato. Il giudice condanna Poste Italiane

Aveva provato a incassare un buono fruttifero, ma Poste Italiane lo aveva ritenuto ormai scaduto. Per questo un pensionato civitanovese...

L’avvocato Anna Maria Recchi

L’avvocato Anna Maria Recchi

Aveva provato a incassare un buono fruttifero, ma Poste Italiane lo aveva ritenuto ormai scaduto. Per questo un pensionato civitanovese si è dovuto rivolgere al tribunale, dove i suoi diritti sono stati riconosciuti.

La storia inizia nel 2001, quando Primo e Franco Cestola, padre e figlio, sottoscrivono alla filiale civitanovese delle Poste un buono del valore di 2.500 euro. Sul retro a sinistra c’era il timbro di emissione; era invece in bianco la parte centrale riservata ai rendimenti e al periodo di scadenza e prescrizione. A penna era stato indicato il codice "A1", relativo ai buoni di durata ventennale. Così nell’estate 2021, passata la sospensione legata all’emergenza Covid, Franco Cestola si era presentato all’ufficio postale per riscuotere il buono. Ma gli era stato risposto che quel titolo era classificato "Aa1", quindi di durata massima di sei anni: ormai era prescritto.

Il civitanovese aveva provato a contrattare con Poste Italiane per trovare una soluzione, facendo anche presente che nel buono non era indicata la data di scadenza, era indicata la serie "A1" e la mancanza del documento con le informazioni su scadenza, interessi e quant’altro relativi a quel titolo. Poste Italiane aveva risposto che i buoni sono emessi con decreto del ministero del tesoro, pubblicato in Gazzetta ufficiale, e questa pubblicazione copriva ogni dovere di informazione nei confronti dei cittadini su quei prodotti. Il risparmiatore, avevano aggiunto, avrebbe potuto chiedere informazioni all’ufficio postale o cercarle in internet.

Così il civitanovese si è rivolto al giudice di pace di Macerata. Per lui l’avvocato Anna Maria Recchi ha fatto presente che dal 2000 Poste Italiane avevano emesso titoli di due serie, quelli A1 di durata ventennale, e quelli AA1, che scadevano dopo sei anni. Sul buono di Cestola era stato scritto A1, senza altre indicazioni, inoltre Poste Italiane avrebbe dovuto dimostrare, in forma scritta, di aver consegnato al risparmiatore la documentazione sul titolo, cosa che invece non era accaduta. E il giudice Ornella Carlini ha condiviso le ragioni del difensore.

In particolare, il giudice ha rilevato che Poste Italiane doveva attenersi alle indicazioni sul titolo, ovvero il codice A1, visto che non ce ne erano altre. Poste Italiane dunque è stata condannata a pagare il buono e gli interessi maturati all’investitore.