Corinaldo arrestati, le intercettazioni sul blitz alla discoteca Mia

La banda dello spray: "Al mio segnale strappa la collana"

I soccorsi fuori dalla Lanterna Azzurra (Foto Antic)

I soccorsi fuori dalla Lanterna Azzurra (Foto Antic)

Porto Recanati (Macerata), 5 agosto 2019 - Prima la pianificazione della trasferta a Porto Recanati, poi la divisione dei ruoli per mettere a segno i furti, quindi i contatti con il ricettatore per piazzare l’oro. Infine, le liti sulla divisione del bottino. C’è tutto questo nelle intercettazioni riportate nell’ordinanza del gip Carlo Cimini, che ricostruisce il blitz della banda dello spray al Mia Clubbing di Porto Recanati.

Un’associazione a delinquere, quella delineata dalla procura di Ancona e avallata dal giudice per le indagini preliminari, che avrebbe causato la strage nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, dove l’8 dicembre dell’anno scorso (FOTO) moririno cinque ragazzini tra i 14 e i 16 anni e una mamma che accompagnava il figlio di 11 (VIDEO). La banda avrebbe colpito anche al Mia, la notte tra il 30 e il 31 marzo scorso. Le intercettazioni sembrano lasciare pochi dubbi sulla paternità dei furti di catenine, denunciati la sera stessa alle forze dell’ordine. Furti che avrebbero fruttato circa 650 euro.

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Secondo quanto ricostruito dalla procura dorica, quella sera a entrare in azione furono Andrea Cavallari, Moez Akari, Souahib Haddada,  Ugo Di Puorto, Eros Amoruso (nel frattempo deceduto) e Raffaele Mormone, divisi in due gruppi. La scorribanda era stata pianificata già nei giorni precedenti. E dal tenore di una telefonata intercettata prima della partenza – recita l’ordinanza – «si evince che Di Puorto e Mormone intendono recarsi nel locale esclusivamente con l’intento di commettere furti». Il 29 marzo, in una conversazione intercettata all’interno di un’auto, un ragazzo dice: «Domani si va giù?».

E Di Puorto risponde: «Domani si va giù a buco, zio. Domani è lunga la strada». Mormone accenna di aver incontrato Sami che gli avrebbe riferito: «Fra’, stasera facciamo un mega squadrone». Poi aggiunge: «Ma sì fra’, lo sai che mi piace. Sono carico, ti giuro, sono carichissimo». È lo stesso Mormone a spiegare in auto come entreranno in azione: «Ma sì fra’, capito, appena arriviamo... bum-bum. Non dico appena arriviamo, però dico... anche Eros... Eros, tu il telefono non lo devi alzare finché sai dove, o Ugo ti fa così, come ci mettiamo tutti e due così, neanche tre secondi devono passare... Arriva Ugo, tac-tac, sennò il tipo se ne accorge». Poi aggiunge: «Se non la vedo, non so dove devo fare il palo, cosa lo faccio a caso?!».

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Quella notte, al Mia vennero rubate diverse catenine. Due furti vennero segnalati da Vito Cantarelli, responsabile della sicurezza. Un altro venne denunciato successivamente. E dalle dichiarazioni dei testimoni emerge che «uno dei malviventi era alto 1,65 centimetri circa, capelli scuri, occhi scuri, di carnagione bianca e indossava una maglietta bianca con un marsupio a tracolla». Dalle immagini della videosorveglianza dell’area di servizio Esino Ovest a Chiaravalle (dove la banda si era fermata in precedenza, commettendo altri furti) «si evince che Mormone indossa una maglietta bianca e corrisponde ai tratti somatici descritti».

A volte, le collane rubate vengono nascoste in bocca. Finito il blitz, i componenti della banda si confrontano sul bottino. Mormone: «Ma sei sicuro che è oro?». Di Puorto: «Sì, oro oro. L’ho vista io subito». E poi: «Fra’, sarà 35/40 grammi, ti giuro». Mormone: «Secondo me questa collana, il filo è un 17 e il ciondolo... fra’, arriva a 25 sta collana». Di Puorto: «No, no, di più. Il filo non è 17, è di più, sentilo, togli la croce e sentui il filo, è piena fra’. Raffae’ è grosso!».